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Sci di fondo
Storia delle Olimpiadi Invernali: Giorgio Di Centa e la leggenda di Torino 2006, i magici trionfi in casa
Non c’è niente di più bello ed emozionante per un atleta che vincere i Giochi Olimpici e oltretutto riuscirci in casa, in un’edizione dove tutto il peso è sulle tue spalle e la gente ovunque sei ti ricorda che è lì per te, per la tua vittoria. Basta chiedere ai vari Berruti, Benvenuti e Fabris quanto è meraviglioso diventare campione olimpico in Italia e scolpire il proprio nome nell’albo d’oro.
Ma per tutte le ragioni indicate prima, vincere una gara olimpica nell’edizione casalinga ha anche una difficoltà clamorosa, proprio perché non puoi nasconderti, non devi tirarti indietro e tutti gli avversari hanno il tuo nome ben in testa e in gara non hanno occhi che per te. Anche in questo caso si può chiedere ai vari vincitori “casalinghi”, ma per fare prima basta chiedere a Giorgio Di Centa e farsi raccontare della sua 50km a Torino 2006.
Noi italiani per Torino avevamo delle punte in cui credevamo molto: il primo era Giorgio Rocca nello slalom speciale, anche se ci arrivava con dei problemi fisici non ancora risolti, il secondo era Cristian Zorzi nella sprint dello sci di fondo e infine Armin Zoeggeler nello slittino. Il carabiniere di Merano non fallisce l’appuntamento, vincendo la sua gara, mentre gli altri due non riescono a farcela, schiacciati da aspettative troppo grandi. C’è poi un quarto uomo a cui tutti guardano nello sci di fondo, Giorgio Di Centa, il quale si schiera nelle due gare più importanti della disciplina per quel che riguarda gli uomini, la 50km e la staffetta 4×10 km.
Giorgio Di Centa arriva allo sci di fondo per un problema di salute. Il suo medico da giovanissimo gli suggerisce di fare sport di montagna per risolvere i problemi d’asma. Ancora meglio se fosse lo sci di fondo rispetto allo sci alpino. E Giorgio ci prova, portandosi con sé anche il fratello Andrea e la sorella Manuela. Giorgio e Manuela iniziano per piacere e per mettere a posto la questione dell’asma ma subito riescono anche a prenderci gusto, perché vanno forte, molto forte.
Giorgio nel 1998 entra, a sedici anni, nella Nazionale juniores, mentre l’anno dopo è nel gruppo sportivo dei Carabinieri ed inizia davvero a fare le cose sul serio. Deve arrivare poi il 1995, a 23 anni, per entrare in pianta stabile nella Nazionale maggiore. Era stato già provato però nelle prove di Coppa del Mondo, esordendo da juniores l’11 dicembre 1993, a Santa Caterina di Valfurva, nella 30km a tecnica classica, finendo cinquantaduesimo. Era la squadra di maestri della disciplina, quali Marco Albarello, Silvio Fauner, Giorgio Vanzetta e il “più maestro” di tutti, Maurilio De Zolt, il quale indica proprio Giorgio come grande rappresentante dello sci di fondo del futuro.
Ma il futuro di Giorgio non è luminoso come tutti si immaginano. Il primo podio in Coppa del Mondo arriva solo due anni dopo ad Hakuba, in Giappone, il 12 gennaio 1997 nella 25km ad inseguimento, mentre la prima vittoria è del 3 marzo 2002, nella sprint a squadre a tecnica libera di Lahti. Senza grandi squilli personali partecipa poi alle due edizioni olimpiche che precedono quella di Torino. A Nagano 1998 arriva ottavo nella 30km, mentre a Salt Lake City 2002 è 35esimo nella 15km, 11esimo nella 50km, 4° nell’inseguimento e riesce a vincere una medaglia d’argento nella staffetta insieme a Pietro Piller Cottrer, Cristian Zorzi e Fabio Maj.
Senza aver ancora vinto una gara individuale di Coppa del Mondo, il peso che Giorgio Di Centa si porta dietro per l’edizione piemontese delle Olimpiadi è più una chimera che l’Italia intera segue piuttosto che un vero e proprio “compito” da svolgere a tutti i costi. Tutti, gli addetti ai lavori in primo luogo, sanno che Giorgio Di Centa non si è ancora espresso nella sua totale potenza e grazia e non si può che sperare che sia proprio a Torino che queste qualità vengano fuori.
Partecipa a quattro gare e in tutte ripone delle speranze. La prima gara è la 30 km ad inseguimento in cui c’è la prima doccia fredda, finendo quarto alle spalle del russo Dementyev, del norvegese Estil e dell’altro italiano Piller Cottrer, seguita poi dalla brutta prova nella team ssprint, in cui gli italiani arrivano noni. Restano due gare, la staffetta 4x10km e la gara delle gare nello sci di fondo, la 50km a tecnica libera.
In staffetta i campioni del mondo e olimpici uscenti sono i soliti norvegesi, mentre è la Germania ad aver vinto la gara di Coppa del Mondo. La sfida fra noi e i norvegesi è ormai storica, in quanto li abbiamo battuti in casa a Lillehammer 1994 e loro ci hanno restituito la paga a Nagano 1998. Quella di Torino sembrava essere la gara che decideva tutto, almeno per quella generazione. I nostri quattro campioni, Fabio Valbusa, Pietro Piller Cottrer, Giorgio Di Centa e in ultima frazione Cristian Zorzi riescono a staccare tutti, vincendo su Germania e Svezia che arrivarono insieme al traguardo. La nostra tattica all’attacco aveva completamente fatto saltare i norvegesi che arriveranno solamente quinti.
Il 28 febbraio poi c’era “la” gara per Di Centa, la bestia della 50km dove devi essere al meglio delle condizioni fisiche e psichiche, per capire quando forzare e quando attendere e soprattutto per fare un gara in cui tattica è fondamentale. Per la prima volta nella storia una 50km era una mass start e non con intervalli di 30 secondi come da tradizione. Era un tutti contro tutti, fin dal primo metro. L’unica volta che era stata corsa una 50km in mass start aveva vinto il norvegese Frode Estil, presente anche a Torino. Il campione olimpico in carica era il russo Mikhail Ivanov, ma a Salt Lake City la 50km era stata a tecnica classica, mentre il campione olimpico della 30km mass start negli USA fu l’austriaco Christian Hoffman.
Partirono tutti e 79 insieme, come se fosse qualcosa di epico ed iniziò infatti la grande cavalcata di Giorgio Di Centa. Nello stadio di Pragelato arrivarono in sette ed è Di Centa ad allungare subito e a prendere pochi metri di vantaggio che riuscirà a tenere fino alla fine.
Dopo 2 ore, 6 minuti e 11 secondi l’italiano riuscì a battere in volata il russo Eugeni Dementiev per soli 8 decimi, il distacco minore dai tempi in cui Thomas Wassberg aveva battuto l’altro svedese Gunde Svan a Sarajevo 1984. Bronzo per l’austriaco Mikhail Botwinov. La gara fu magnifica e un arrivo spalla a spalla fu la perfetta conclusione di una 50km e di un’edizione olimpica in cui Giorgio Di Centa divenne improvvisamente e meravigliosamente l’uomo copertina. Tutto il peso delle aspettative si era dissolto, ora restava solo la grande felicità nell’avercela fatta davanti agli occhi di tutti noi italiani.