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Combinata nordica
Combinata nordica, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: Alessandro Pittin, serve il salto della vita per sognare una medaglia
Un salto nell’Olimpo. Alessandro Pittin arriva a PyeongChang con l’ambizione di salire sul podio nella gara a lui più congeniale, la Gundersen dal trampolino piccolo, in programma mercoledì 14 febbraio. Ma il sogno del fuoriclasse carnico dipende da una variabile che possiede tutti i crismi di una roulette russa. Pittin è consapevole, infatti, che le sue chance da medaglia passano attraverso il salto dal normal hill HS109, una vera e propria incognita per l’azzurro, che in questa stagione è riuscito soltanto a tratti a fare la differenza nel primo segmento di gara con distacchi contenuti entro un minuto e mezzo dai migliori.
Nel fondo, si sa, Pittin è il migliore di tutti ed è in grado di rifilare oltre un minuto ai combinatisti più blasonati, nascondendo i limiti nel salto con le sue celebri rimonte e costruendo grandi risultati con recuperi spesso impensabili. A Ramsau, in Coppa del Mondo, Pittin è tornato sul podio oltre due anni dopo Oslo 2015, sfiorando la vittoria e tagliando il traguardo a pochi decimi dal tedesco Fabian Riessle. Ma è nelle grandi occasioni che l’azzurro si esalta: a Vancouver 2010 conquistò un fantastico bronzo rivelandosi al mondo intero, mentre a Sochi 2014 sfiorò il bis, giungendo quarto a fine gara, un risultato che Pittin migliorò un anno dopo ai Mondiali 2015 di Falun, quando riuscì a portare a casa uno splendido argento.
E non è un caso che, dopo due anni difficili, il carnico sia rinato proprio nella stagione olimpica. Ma alle Olimpiadi Invernali 2018 di PyeongChang dovrà volare molto lontano dal trampolino e far meglio rispetto al riscontro delle prove (29° con un salto da 88.5 metri nel suo tentativo meglio riuscito) se vorrà ambire a far saltare il banco e a mettere la punta dello sci davanti a tutti, regalando al Bel Paese una gioia da brividi ed entrando di diritto nella leggenda dello sport italiano.
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mauro.deriso@oasport.it
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Foto: FISI
Luca46
13 Febbraio 2018 at 23:26
Credo che abbia un problema psicologico nell’affrontare il salto dopo l’infortunio del 2012. Potenzialmente è il più forte per distacco ma non credo che si possa sbloccare di punto in bianco. C’è poco da sperare. In Italia perdiamo troppi atleti promettenti, manca un organizzazione che possa aiutare gli atleti. Quando vanno in difficoltà rischiano di finire in un vortice involuttivo.