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Sci di fondo, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: è sempre Norvegia! L’Italia si illude a metà gara e crolla a skating. OAR e Francia da podio

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Il grande trionfo e la grande illusione. Il trionfo è quello, atteso, scritto ma poi sempre difficile da tradurre sul campo, della Norvegia di Toenseth, Sundby, Krueger e Klaebo. L’illusione è quella dell’Italfondo che spera per due quarti e mezzo di poter rientrare, dodici anni dopo l’ultima impresa di Torino, nel giro delle medaglie ma poi crolla proprio nella tecnica che ha regalato maggiori soddisfazioni in passato, quella libera.

Sul podio, assieme alla Norvegia dominatrice, vanno la OAR, il cui risultato vale doppio perché non è facile a dieci giorni dall’Olimpiade saper di dovere rinunciare al faro del mvimento, in questo caso Ustiugov, rimboccarsi le maniche e portare a casa un argento luccicante che è la medaglia numero 3 di questa spedizione controversa e nata sotto i peggiori auspici, e la Francia, squadra compatta, solida, che si può permettere di schierare i suoi due migliori interpreti della tecnica libera, Manificat e Gaillard, in tecnica classica e trova un Parisse strepitoso che tiene il ritmo del trionfatore dello Skiathlon Krueger permettendo al meno talentuoso Backscheider di gestire un vantaggio enorme sulle rivali e di chiudere al terzo posto senza patemi.

Le deluse di giornata sono sicuramente le altre due formazioni scandinave che, alla vigilia, erano date come favorite: Finlandia e Svezia, vittime entrambe di una prima frazione dissennata rispettivamente di Burman e Hakola, che hanno subito distacchi abissali, compromettendo di fatto la gara delle proprie nazionali.

A dare una configurazione alla gara è la prima frazione, apparentemente tranquilla per un giro e mezzo, con Rastelli che addirittura si fa vedere pimpante in prima posizione. E’ Larkov, uno dei “graziati” del caso doping a fare la selezione ed è selezione vera perchè al suo fianco ci si mette anche un Poltoranin che ha fatto qualche prova in vista della 50 km visto che il Kazakistan non può essere un fattore in staffetta. A pagare dazio sono la Finlandia (Hakola finisce con un minuto e passa di ritardo) e anche la Svezia che si stacca e cambia a 44″, mentre davanti ci sono OAR e Kazakistan, a 10″ Italia e Francia e a 18″ la Norvegia.

In avvio di seconda frazione parte Bolshunov, prova a fare la differenza e arriva fino a 40″ di vantaggio, mentre dietro Sundby, Manificat e De Fabiani insegouno e tengono a distanza le altre nazionali, staccando progressivamente il kazako Velichko. Nel finale di frazione De Fabiani fa sognare staccando tutti, Sundby compreso, e riportando l’Italia a 24″ dalla OAR.

Nella terza frazione cambia di nuovo tutto. Si riforma il terzetto alle spalle di Chervotkin che si fa avvicinare e raggiungere. All’ultimo giro si stacca Salvadori per l’Italia e quelli che restano sono 3 km di pura sofferenza per lui, visto che si fa raggiungere e staccare dalla Finlandia che era a 40″ all’ultimo passaggio allo stadio. In testa Parisse tiene il ritmo di Krueger, mentre Chervotkin si stacca.

In quarta frazione Klaebo gioca al gatto col topo contro il francese Backscheider, il cui unico obiettivo è portare a casa un bronzo preziosissimo. Spitsov, bronzo della 15 km a tecnica classica, recupera progressivamente e aggancia i due di testa, proprio mentre Pellegrino compie un grande sforzo per riagganciare la Finlandia (Lehtonen) e va fuori giri.

Nel finale prima si stacca Backscheider, poi Klaebo in discesa piazza la stoccata vincente a 2 km dalla fine su Spitsov che non può fare altro che ammirare lo strapotere del gigante vichingo. Klaebo entra nello stadio con la bandiera in mano, la OAR anche senza bandiera festeggia per un argento fantastico e la Francia per la seconda volta consecutiva sale sul podio. Pellegrino crolla letteralmente nel finale e chiude settimo, superato da Finlandia, Svezia e Germania ma fa poca differenza. Sarà ricordata, per l’Italia, come la staffetta delle illusioni.

 





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