Curling
Curling, Olimpiadi PyeongChang 2018: Stati Uniti e Svezia proveranno a conquistare il loro primo titolo olimpico sul ghiaccio coreano
La finale del torneo di curling maschile alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang vedrà protagoniste Stati Uniti e Svezia. Una partita che metterà in palio un oro olimpico che sarà storico per chiunque delle due lo conquisterà, visto che queste nazioni non hanno mai vinto fino ad ora al maschile una rassegna a cinque cerchi. Andiamo quindi ad analizzare il cammino delle due pretendenti al titolo e le prospettive di questa grande sfida.
Partiamo dalla Svezia, che era tra le favorite assolute alla vigilia e ha rispettato il pronostico arrivando a questa finale. Una componente fondamentale di questo risultato è stata sicuramente la presenza dello skip Niklas Edin. Questo atleta 33enne è uno dei giocatori più importanti e rappresentativi di questo sport e dopo aver chiuso al quarto posto a Vancouver 2010 e al terzo a Sochi 2014, avrà finalmente la grande occasione di giocarsi l’oro. Le sue giocate sono state fondamentali nei momenti chiave, come dimostra ad esempio la percentuale realizzativa del 99% con il Canada e del 95% in semifinale. Anche i suoi compagni però hanno dimostrato di avere delle qualità enormi, vista la percentuale complessiva quasi del 90%, neanche a dirlo la migliore del torneo. Insomma fino ad ora la Svezia è sembrata nettamente superiore a tutti gli avversari, compreso gli stessi statunitensi, che sono stati anche battuti nettamente per 10-4 nello scontro diretto.
Passiamo proprio agli Stati Uniti, che sono stati indubbiamente la grande sorpresa di questo torneo. Alla vigilia partivano tra gli outsider per un posto in semifinale, ma riuscire a raggiungere la finale, battendo i maestri canadesi, era davvero difficile da pronosticare. La squadra capitanata dallo skip John Shuster ha dimostrato di essere molto compatta e soprattutto di tirare fuori il meglio di sé nei momenti chiave, come dimostrano le vittorie nelle ultime tre partite del round robin con Canada, Svizzera e Gran Bretagna. Infatti questi atleti non hanno un tasso qualitativo altissimo, come dimostra una delle percentuali realizzative più basse (sotto l’84%), ma riescono ad avere una grande sintonia sul ghiaccio, combinando perfettamente i tiri dei differenti giocatori.
Le due squadre che arrivano a questa finale sono quindi profondamente diverse, da una parte la classe e la freddezza degli svedesi, a partire dal loro straordinario skip Edin, dall’altra il cuore, la grinta e la compattezza degli statunitensi. Difficile dire quale di queste due miscele sia quella giusta per la vittoria, ma di certo vedremo una finale combattuta e spettacolare dove servirà la prestazione della vita per riuscire ad entrare nella storia sportiva del proprio paese.
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alessandro.farina@oasport.it
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Foto: WCF / Richard Gray