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F1, Mondiale 2018: nuove regole sulla durata dei motori. L’affidabilità sarà la chiave per arrivare al titolo

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Nuovo Mondiale di Formula 1, nuove regole. Succede praticamente ogni anno e nel 2018 non sarà differente. La modifica principale al regolamento, oltre a quella più visibile legata all’introduzione dell’Halo, riguarda i motori. In questa stagione saranno solamente tre le power unit a disposizione di ogni singolo pilota. Un cambiamento non indifferente rispetto al 2017, quando le unità a disposizione erano quattro e, soprattutto, c’erano meno GP (20 contro i 21 del 2018).

Le power unit dovranno quindi durare ben sette gare. Nel dettaglio, poi, la situazione è ancora di più difficile interpretazione per i team. Tre saranno infatti le unità di motore a combustione interna (ICE), turbo compressore e l’MGU-H, mentre le unità di batteria, MGU-K ed elettronica di controllo saranno addirittura due. Queste ultime, quindi, dovranno durare tra i dieci e gli undici Gran Premi.

Una modifica drastica, frutto del disaccordo tra Liberty Media e la FIA: se l’azienda americana, infatti, aveva auspicato una riduzione delle sanzioni dovute ai motori (basti pensare alle oltre 700 posizioni di penalità accumulate dalla McLaren dal 2015 ad oggi), dall’altro la Federazione prosegue nella sua politica di riduzione dei costi. Con un risultato che potrebbe essere inverso a quello sperato. Perché abbassare ancora di più il limite significa più lavoro per i team, costretti ad aumentare i test in fabbrica e quindi i costi di produzione al fine di aumentare la qualità del prodotto finale (Mercedes e Ferrari su tutte, per questo contrarie al cambiamento). Senza considerare che non tutti i team partono dalla stessa base: lo scorso anno, infatti, ben 10 squadre (metà griglia) hanno superato il limite di quattro power unit.

Affidabilità diventa quindi, ancora di più, la parola chiave. Le power unit dovranno durare circa 7-8.000 km (ancora di più batteria, MGU-K ed elettronica di controllo) e pertanto le squadre dovranno fare molta attenzione nel bilanciare le diverse componenti e trovare la strategia giusta. Sarà molto difficile, anche per i top team, stare all’interno del limite e non incorrere in sanzioni e penalità, dal momento che si è fatto ancora più sottile il filo che lega affidabilità e prestazioni. Lo sanno bene in casa Ferrari, il cui motore ha tutto sommato risposto bene nei test di Barcellona (considerando anche Sauber ed Haas) in termini di chilometri percorsi, aspetto positivo considerando che il progetto 2018 è partito da quello dello scorso anno.

Proprio le due sessioni svolte in Catalogna, però, non sono abbastanza indicative perché nessun team ha raggiunto la soglia dei 7 GP, complice il maltempo che ha limitato l’azione in pista nella prima settimana. Non solo, ci sono state anche squadre, come Toro Rosso, McLaren e Renault, che hanno montato più di un motore. La casa francese, poi, è stata l’unica che ha subito rotture. Il tutto contribuisce a rendere ancor di più un’incognita la nuova stagione. La verifica definitiva, quindi, avverrà proprio in pista durante il Mondiale. Aumentando ancora di più le probabilità di vedere penalità e sanzioni. E soprattutto di vedere crescere i costi.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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