Pattinaggio Artistico
Pattinaggio artistico, Franca Bianconi: “Valentina Marchei e Ondrej Hotarek due grandi lavoratori. Matteo Rizzo ha già la mentalità da professionista”
Franca Bianconi è indubbiamente uno dei capisaldi del pattinaggio artistico italiano. Dopo una carriera da atleta culminata con la partecipazione alle Olimpiadi di Lake Placid del 1980, è iniziato fin da subito un prestigioso cammino professionale da allenatrice, in cui ha ottenuto successi e traguardi importanti, come ad esempio la storica medaglia di bronzo conquistata dai suoi atleti Stefania Berton e Ondrej Hotarek ai Campionati Europei di Zagabria nel 2013. Oltre che essere la direttrice tecnica della società IceLab di Bergamo, Franca Bianconi dal 2005 ricopre anche l’importante ruolo di Technical Specialist ISU, partecipando ad importanti gare come la Finale Grand Prix di Nagoya dello scorso dicembre. Oltre alla carriera di allenatrice, dal lontano 1998 Franca Bianconi ricopre anche il ruolo di commentatrice tecnica durante le telecronache, collaborando anche con televisioni internazionali. Da molti anni ormai è stanziata in RAI a fianco della giornalista Arianna Secondini.
Abbiamo avuto il piacere di parlare con coach Franca Bianconi prima dei Campionati Del Mondo di Milano, discutendo del lavoro svolto in questi anni con i suoi atleti Valentina Marchei-Ondrej Hotarek e Matteo Rizzo, oltre che delle prospettive future non solo del movimento italiano ma anche di quello internazionale.
Franca, questa stagione ha segnato il bellissimo exploit di Valentina Marchei e Ondrej Hotarek, protagonisti di prestazioni memorabili sia ai Campionati Europei di Mosca sia ai Giochi Olimpici di PyeongChang. Le ragioni di questo successo sono frutto di uno specifico lavoro stagionale oppure non sono altro che la summa del grande impegno svolto in questo quadriennio?
“Sono indubbiamente due cose combinate. Chiaramente nell’anno olimpico tutto si programma sull’Olimpiade, punto focale della stagione. Siamo però arrivati a questo appuntamento dopo tre anni di lavoro intenso, dove abbiamo lavorato sugli elementi nuovi, imparando a gestire i programmi in coppia. Non dimentichiamo che Valentina veniva da una carriera nelle gare individuali, quindi per lei è stato tutto nuovo da imparare e c’è voluto il suo tempo. Tempo che poi si è rivelato perfetto per questo momento Olimpico: se avessimo avuto una stagione in più avremmo potuto fare certamente ancora meglio. Ma vedremo“.
Lei conosceva benissimo entrambi gli atleti in quanto ha allenato sia Valentina da individualista sia Ondrej in coppia con Stefania Berton. Consapevole della capacità e della personalità dei suoi atleti, si aspettava di arrivare a questi risultati in così poco tempo?
“Nel profondo del cuore sì, conoscendo le potenzialità di entrambi gli atleti; certamente era un po’ una scommessa, un po’ un salto nel buio in quanto Valentina aveva già comunque una certa età e proveniva da una intensa carriera e non aveva mai provato la coppia.Tuttavia ho sempre creduto tantissimo in loro perché sono due grandi lavoratori, due grandi atleti, hanno due corpi molto giovani rispetto alla loro età. Quindi sì, contavo sui buoni risultati in questo quadriennio“.
Oltre alla grandissima qualità sul fronte artistico ed espressivo, Valentina e Ondrej sono anche cresciuti parecchio sotto il punto di vista tecnico. A PyeongChang ad esempio, un elemento da sempre per loro ostico come il triplo twist è stato chiamato di livello tre con un buon grado di esecuzione. La difficoltà avuta negli anni in questo importante elemento è stata dettata dalla poca esperienza di Valentina in coppia?
“Il twist è l’unico elemento che differisce moltissimo da quelli di un pattinatore in singolo. È un elemento di rapidità e soprattutto di coordinazione tra i due partner; per farlo è necessario conoscere molto bene il proprio partner, conoscerne i tempi e i ritmi in modo da mettersi assolutamente in sintonia e in coordinazione comprendendo la dinamica del movimento, per Valentina una cosa assolutamente nuova. Ci son voluti anni di tempo. Noi volevamo impostarlo bene dall’inizio per non cadere in errori tecnici che poi si sarebbero ripercossi in futuro; i primi anni siamo andati tranquilli sul doppio, abbiamo cercato di sistemare il gesto tecnico e solo quest’anno i ragazzi sono riusciti ad eseguirlo con una buona maestria con buone percentuali di riuscita“.
Oltre ai grandissimi risultati della sua coppia, questa stagione ha segnato anche l’affermazione di Matteo Rizzo, fresco della medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo junior disputati a Sofia. Che tipo di atleta è Matteo?
“Matteo è un atleta molto giovane dalle grandi potenzialità, molto maturo per la sua età e soprattutto caparbio. È capace di ragionare, di avere degli obiettivi propri e di gestire i suoi allenamenti già con una mentalità da professionista. In più è accompagnato dalla freschezza dalla gioventù che gli può permettere di sopportare allenamenti anche molto intensi. I suoi obiettivi sono ambiziosi, fino ad ora è sempre riuscito a raggiungerli, auspichiamo che anche in futuro ci riesca“.
A proposito di obiettivi futuri, in campo maschile nella massima categoria per essere competitivi è necessario inserire nel proprio programma di gara i salti quadrupli. Questo però secondo alcuni addetti ai lavori sta creando un’estremizzazione dei layout, portando diversi atleti ad eseguire dei programmi molto sporchi per tentare questi difficili elementi. Lei come vede questo aspetto in vista del prossimo quadriennio?
“Il quadruplo ormai è un elemento all’ordine del giorno, soprattutto in campo maschile. La disciplina ha preso questa via molto acrobatica che presenta certamente molti rischi, non per niente molti atleti si fanno male provando i quadrupli in allenamento o tentandoli in gara. Certamente non ci può essere un futuro di classifica importante senza arrivare ad eseguire uno-due quadrupli, cosa che Matteo sicuramente farà nel prossimo quadriennio. Quest’anno la strategia era basata sull’andare molto sicuri sugli elementi che Matteo aveva fino al triplo axel, eseguendoli al meglio con i GOE positivi, quindi con una tecnica impeccabile, cercando di prendere più punti possibili in questo modo contro altri atleti che magari hanno provato uno o più quadrupli senza riuscirci finendo dietro di lui in classifica. Nei prossimi anni ovviamente la strategia cambierà e sarà focalizzata sulla prossima Olimpiade, magari anche Matteo la prossima stagione potrà tentare uno o due quadrupli prendendosi dei rischi, ma sarà tutto valutato in fase di preparazione“.
Proprio ai Campionati del Mondo di Sofia la giovanissima Alexandra Trusova, classe 2004, ha inaugurato il suo programma libero eseguendo prima il quadruplo salchow, poi il quadruplo toeloop, iniziando di fatto una nuova era in prospettiva futura, in cui anche nel prossimo quadriennio vedremo atlete capaci di atterrare salti impensabili fino a pochi anni fa. Da un punto di vista tecnico, queste atlete potranno reggere degli elementi così importanti anche con la crescita e lo sviluppo del proprio corpo, quindi anche in età adulta?
“In campo femminile al momento solo la scuola russa si può permettere di far eseguire a queste tredicenni-quattordicenni salti così importanti. C’è da dire però che loro hanno un sistema totalmente diverso dal nostro in quanto possiedono dozzine e dozzine di pattinatrici che vengono selezionate già da giovanissime a 4-5 anni, inserendole fin da subito in dei programmi specifici in cui pattinano quattro-cinque ore al giorno, arrivando prima della fase della pubertà ad eseguire questi elementi così difficili. Cosa succederà dopo non lo sappiamo, lo dirà solo il tempo se l’usura, il fatto di crescere e di cambiare fisicamente permetterà a queste ragazze di mantenere questo grande livello di difficoltà. Abbiamo visto che nell’ultimo ciclo Olimpico Adelina Sotnikova è sparita, così come Julia Lipnitskaya. Il grande fermento interno garantisce però le sostituzioni. Noi abbiamo dei numeri diversi e non possiamo optare su questa strategia, dobbiamo giocare con quello che abbiamo cercando di rendere al meglio, di preservare gli atleti prevenendone gli infortuni usando una tattica certamente conservativa. Di solito grazie a questo arriviamo in particolar modo con le donne più avanti ad eseguire certi elementi, lo dimostra una Carolina Kostner o una Valentina Marchei che a trent’anni ancora sono in grado di gareggiare. Carolina certamente a trent’anni non può imparare un quadruplo, ma neanche le serve in realtà potendo giocare con le carte della maturità, della bellezza, dell’espressività, dei components“.
A proposito delle componenti del programma, nel corso delle Olimpiadi molti osservatori hanno sottolineato come, ad esempio nel singolo femminile, i due punteggi (quello del tecnico e quello delle components) non siano svincolati, trovando assurda la vicinanza di giudizio su alcune voci tra atlete come Alina Zagitova e Carolina Kostner. Lei come vede questo aspetto, come si può risolvere questo problema?
“La riflessione sarà certamente fatta dall’ISU e da chi si occupa di regolamentare le cose. È chiaro che è già difficilissimo comparare un’atleta che ha quindici anni con un’altra che ne ha trenta, a qualsiasi livello. Se però dobbiamo analizzare quello che i giudici devono tenere in conto per giudicare i components, al momento, non hanno fatto alcun lavoro sbagliato come si dice, loro hanno lavorato sui parametri e secondo le regole stabilite: o cambiano quindi i regolamenti oppure si danno degli altri valori da giudicare. Quello che certo è che non possiamo dire che queste russe non siano delle brave pattinatrici, sono certamente meno espressive ma i giudici hanno fatto bene il loro dovere applicando al meglio il regolamento che hanno avuto in mano. Ci sono tante proposte per il futuro, sicuramente dopo il consiglio dell’ISU vedremo quali direzioni prenderà il nostro sport“.
Tra pochissimo al Mediolanum Forum di Assago si disputeranno i Campionati Del Mondo, appuntamento importantissimo per tutto il movimento nazionale. Cosa si augura per questo importante evento e soprattutto per i suoi atleti?
“Vedo molto movimento e interesse attorno all’evento, sento che ci sarà una buona risposta da parte del pubblico, da parte dei media e credo che questo non possa fare che bene all’intero movimento sportivo. Per i miei atleti mi auguro che possano pattinare al meglio, che possano performare come hanno fatto all’Olimpiade dando il massimo che possono offrire. Poi si sa, ogni gara è una gara a sè e il risultato verrà di conseguenza. Vedremo cosa succederà“.
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Foto: Carlo Iveglia (Icelab)