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Gand-Wevelgem 2018, le lacrime di rabbia di Elia Viviani. Il veronese è comunque entrato in una nuova dimensione

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Probabilmente la vittoria l’ha sentita in mano, alla portata. Ha sentito le gambe girare bene, ha visto l’opportunità di togliersi un’altra bellissima soddisfazione. La delusione, di contro, è stata fortissima. Chiuso ad inizio volata, un secondo posto che ancora prima di tagliare il traguardo andava stretto, strettissimo. La mano sbattuta cinque volte sul manubrio proprio mentre attraversava la linea, il segno di qualcosa che non ha funzionato, il rammarico di non aver trovato lo spazio giusto al momento giusto. Poi il pianto, colto dalle telecamere. Seduto per terra, la giacca della squadra buttata sulle spalle e le braccia incrociate sulle gambe.

La Gand-Wevelgem di Elia Viviani, purtroppo, si è risolta così. Alle spalle del Campione del Mondo Peter Sagan e con la consapevolezza di potersela giocare, ma con tutta la rabbia di chi ha visto sfumare un obiettivo che sembrava alla portata. Se alla Milano-Sanremo Elia aveva lasciato dei dubbi sulla sua capacità di tenuta al termine di una corsa impegnativa, oggi li ha spazzati tutti via con una prova solida e brillante, corsa sempre nelle prime posizioni già al primo passaggio sul Kemmelberg, affrontato in seconda posizione nel gruppo guidato sulle pietre dal compagno Philippe Gilbert, a sottolineare anche la piena fiducia dei compagni nei suoi confronti.

Tanto che, negli ultimi chilometri, il Vallone si è incaricato ancora una volta di tenere alto il ritmo in testa al gruppo, mentre Lampaert ha chiuso sull’ultimo attacco di Sep Vanmarcke. Probabilmente è mancato Zdenek Stybar, che nell’ultimo chilometro è scivolato indietro proprio quando l’italiano stava risalendo posizioni in vista della volata. Alla fine il ceco si è classificato ottavo, segno di una buona gamba per tirare la volata al compagno ed evitargli l’ingorgo che lo ha costretto a rilanciarsi quando ormai Sagan aveva imboccato la strada per il terzo successo alla Gand.

In ogni caso, il risultato odierno può essere un solido punto di partenza. Dopo il successo a Rio 2016 in pista, ci si attendeva un salto di qualità da parte di Viviani su strada. Il 2017 non è stato un anno facile, complici le scelte del Team Sky di escluderlo da tutti e tre i grandi giri. Nonostante questo, Elia si è rifatto con una splendida estate, che gli aveva anche fatto guadagnare i gradi di co-capitano per il Mondiale: secondo agli Europei, poi ha vinto ad Amburgo e a Plouay, le due Classiche che più si adattano alle sue caratteristiche nella seconda parte di stagione. Da quell’antipasto, senza dimenticare che in primavera era stato pure secondo alla Scheldeprijs pur lontanissimo dal vincitore Marcel Kittel, Elia sembra aver fatto un ulteriore step.

Le Classiche, per lui, possono diventare un vero e proprio terreno di caccia in vista delle prossime stagioni, pur limitandosi a quelle più agevoli come possono essere appunto la Gand o la stessa Scheldeprijs al Nord o la Sanremo per rimanere in Italia. L’obiettivo del triennio, per Elia, era e resta la Classicissima: il Viviani visto oggi, tanto per le gambe che per voglia di vincere, non parte certo battuto in una volata in via Roma. Sa come si vince, ma soprattutto ha imparato a rialzarsi ancora più forte dopo le sconfitte. Le ultime settimane, per lui, potrebbero rappresentare il trampolino di lancio definitivo.





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Foto: Pier Colombo

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