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F1: la Ferrari può davvero vincere il Mondiale? I 5 motivi per realizzare il sogno

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Il Mondiale di F1 2018 è iniziato nel migliore dei modi per la Ferrari: un primo ed un terzo posto nel GP d’Australia, con Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, sono un’iniezione di fiducia importante. Lewis Hamilton, il poleman, è stato messo dietro e la Virtual Safety Car ha avuto un suo peso innegabile nella vittoria del tedesco. Tuttavia, la Rossa ed il teutonico hanno colto l’occasione e il primo gradino del podio è stato conquistato.

Lo abbiamo detto tutti però: Mercedes e Lewis sono più avanti. La dimostrazione di superiorità in qualifica è stata netta ed anche sul passo gara, specie con le ultrasoft, la W09 girava su tempi, seppur non di tantissimo, più rapidi della SF71H. Per cui, un passo indietro rispetto al 2017 quando sul piano delle prestazioni il Cavallino Rampante aveva piegato il n.44? Limitatamente all’Australia, la risposta è affermativa però ci sono 5 motivi per cui è lecito sperare e pensare che il Mondiale possa tornare a Maranello:

  1. Sebastian Vettel: Si deve partire per forza dal condottiero in Rosso. Per continuità ed abilità dovrebbe essere lui designato per portare l’iride sotto l’insegna del Cavallino Rampante. Ne ha facoltà. Quattro titoli mondiali alle spalle ci sono ed ora bisogna cercare di concretizzare. La macchina non è ancora perfetta ma Seb sa che, in una corsa a tappe, serve incamerare più punti possibili anche quando le condizioni non sono ideali. Guidare sopra i problemi può capitare ed a Melbourne, fortuna o non fortuna, il teutonico ha gestito la belva Hamilton, dopo il sorpasso in regime di V.S.C. ed ha vinto con merito.
  2. Kimi Raikkonen: Il suo team radio ha fatto il giro del mondo. Per alcuni è sinonimo di “due pesi e due misure” in squadra per altri, invece, è la constatazione di un Kimi voglioso di centrare il bersaglio grosso e tornare a vincere una gara e, magari, lottare per l’iride. Il suo approccio al weekend dell’Albert Park è stato degno di lode: veloce fin dalle prove libere e secondo tempo in qualifica. Non fosse stato per la V.S.C. il secondo posto, davanti al compagno di squadra, nessuno glielo avrebbe tolto.  Con un Raikkonen così, la Ferrari può considerarsi a due punte.
  3. Il passo lungo: Se ne è parlato tanto: passo lungo e riduzione della resistenza all’avanzamento. Un modo per migliorare la macchina sui circuiti “tradizionali” (non solo quelli più tortuosi) e soprattutto cercare di massimizzare il tutto nelle qualifiche come prestazione pura. L’appuntamento australiano ha detto che c’è ancora molto da fare ma si può essere fiduciosi. La scelta tecnica adottata, infatti, dovrebbe favorire lo sviluppo della vettura, contrariamente all’anno passato. Negli ultimi anni, infatti, il vero punto debole della Ferrari è stato quello di non riuscire a migliorare la macchina o comunque non farlo come gli avversari. Il modello dell’anno scorso, se vogliamo, aveva denunciato questa problematica e nei fatti l’evoluzione limitata della SF70H aveva avuto anche delle ripercussioni sull’affidabilità. Anche su questo aspetto gli uomini di Maranello vogliono scommettere.
  4. La lezione del 2017: L’epilogo dell’anno scorso fa male. Quei ritiri a Singapore ed in Malesia gridano vendetta. E’ anche da quegli episodi che bisogna partire per non ripetere gli stessi errori. In Ferrari lo sanno e l’attenzione spasmodica data all’affidabilità nei test di Barcellona è la rappresentazione di questa volontà.
  5. La voglia di vincere: Era il 2007, quando Kimi Raikkonen in un’ultima gara di tensione ed emozione, strappò il titolo a Lewis Hamilton (McLaren). E’ passato troppo tempo ed è venuto il momento di interrompere il digiuno. Il team ed i piloti sono affamati di successo. Non resta che far seguire i fatti alle parole.

 





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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