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Giro delle Fiandre 2018: Peter Sagan, ennesima sconfitta da favorito. Decisive squadra, gambe o tattica?

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Quando ti chiami Peter Sagan sei stato scelto dal destino per essere costretto a vincere. E quando non vinci l’ennesima monumento non possono che addensarsi le nubi. Fuori forma, squadra inadeguata, scelte tattiche infelici: tutti potenziali motivi per un sesto posto finale che aggiunge poco o nulla alla sua carriera proprio nell’unica Monumento in cui è riuscito ad imporsi, il Giro delle Fiandre. E parlando di un atleta e di un personaggio con la caratura del tre volte Campione del Mondo è naturale che sorgano certi quesiti.

Partendo dal principio, probabilmente quello che è mancato è proprio la condizione dei giorni migliori. Evidente sia dal fatto che per 250 chilometri non abbia quasi mai messo fuori il naso, anche quando Niki Terpstra stava prendendo vantaggio. La passività sull’Oude Kwaremont, dove l’anno scorso aveva inscenato il tentativo di rimonta nei confronti di Gilbert prima di cadere per aver agganciato un giubbino, è stato forse l’emblema del fatto che Peto oggi non sentisse girare le gambe a dovere. Che poi sul Paterberg abbia ancora una volta staccato tutti testimonia il suo talento e il motore straordinario di cui è dotato, ma poco dopo ha finito la benzina, senza mai riuscire a ridurre il distacco da Terpstra e Pedersen, in avanscoperta già da diversi chilometri, fino ad essere riassorbito dagli inseguitori. Un Sagan non dominante e mal supportato dalla Bora-hansgrohe, che ha evidenziato dei profondi limiti non solo rispetto alla Quick-Step Floors, che in queste gare è di un’altra categoria, ma anche nei confronti di altre formazioni. Daniel Oss ha dato una mano fino a quando è riuscito, ma dal suo passaggio alla formazione dell’iridato ci si attendeva un supporto migliore, in attesa che (lo speriamo per lui) ci smentisca già settimana prossima alla Parigi-Roubaix, forse più nelle sue corde.

Infine, le scelte tattiche. Avrebbe potuto fare di più Sagan, considerando la schiera di avversari che in qualsiasi situazione battezzano la sua ruota? Probabilmente sì, evitando magari certi atteggiamenti passivi quando determinati avversari sono scattati (di fatto, sull’attacco di Nibali non ha risposto concedendo il via libera all’azione che ha deciso la corsa), pur rischiando di scivolare in una condotta di gara che lo porterebbe a favorire altri. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma il talento di Peter può attraversare anche gli oceani più vasti. A volte l’impressione è che rinunci a provare a vincere per evitare di perdere: con questo andazzo, però, il suo bottino nelle Monumento rischia di rimanere inchiodato a quota uno. 

 





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Foto: Pier Colombo

1 Commento

1 Commento

  1. Luca46

    1 Aprile 2018 at 21:21

    Non penso abbia paura di perdere. Ci ha provato, come Nibali. Oggi non aveva le gambe. Da Sagan a volte ci si aspetta troppo secondo me. Il bottino rischia di rimanere uno, è vero, non corre da solo però e in gruppo ci sono atleti validi quanto lui. Credo che nella sua carriera abbia già ottenuto importanti successi.

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