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Cantami Italia, La Leggenda continua: le nuove imprese azzurre di Federico Militello e Pio Napolitano

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Se fosse una di quelle fiabe raccontate dai nostri nonni, probabilmente inizierebbe così: “C’è stato un tempo in cui…”. E continuerebbe narrando di imprese, di eroi e di trionfi. Ma una siffatta storia presupporrebbe una conclusione, un calare del sipario sulle vicende appena lette. E invece ci troviamo ancora una volta a celebrare nuove medaglie ed entusiasmanti vittorie da parte di straordinari atleti e magnifiche atlete del nostro Paese grazie alle pagine di Cantami Italia, La Leggenda continua (Bolognese editore, 2017), secondo volume dedicato ai successi azzurri di Federico Militello e Pio Napolitano.

Nonostante la nostra endemica incapacità di celebrarci adeguatamente, il che non deve presupporre, al contrario, spocchia nazionalista o sterile vanagloria, quello che i due autori vogliono sottolineare in questa nuova carrellata di trionfi tricolori è che l’Italia, nonostante i cronici problemi di investimenti e organizzazione, di mancanza di strutture e penuria di risorse, continua a sfornare talenti incredibili e a vincere in ogni parte del mondo. E non si tratta solo di successi olimpici ma anche di discipline assenti dalla tradizione a cinque cerchi come il motociclismo (Valentino Rossi e Max Biaggi) e l’ippica (Varenne), segno che l’Italia merita davvero di sedere nel gotha dello sport mondiale.

Militello e Napolitano sottolineano molto bene, poi, come i successi azzurri non sono legati solamente a grandissimi fuoriclasse come Valentina Vezzali, Niccolò Campriani e Federico Pellegrino (solo per citare alcuni nomi di questa straordinaria hall of fame) ma anche a grandi formazioni capaci di segnare un intero decennio come la Generazione di Fenomeni del volley anni ’90 oppure a rappresentative nazionali dotate di campioni eccezionali come gli Eroi di calcio del Mondiale di Germania del 2006, la staffetta maschile 4×10 di sci di fondo di Lillehammer 1994 (con la superba volata finale di Silvio Fauner sul mito Bjorn Daehlie) e la leggenda della Scuderia Ferrari. È vero che la nostra storia sportiva ci dice che, tradizionalmente, abbiamo delle isole felici che continuano a portare medaglie olimpiche e trionfi europei e mondiali grazie a un incessante lavoro di scouting e valorizzazione del talento come nella scherma, nel tiro a volo e nel canottaggio mentre altre discipline vivono più del fuoriclasse del momento per poi spegnersi gradualmente ma è altrettanto vero che, in assenza di programmazione e risorse, questi successi costituiscono dei veri e propri miracoli del genio italiano.

Non ve n’è a sufficienza per mettere definitivamente da parte quella che un grande intellettuale come Carlo Emilio Gadda definiva “la porca rogna italiana del denigramento di noi stessi” e celebrarci in maniera adeguata? E allora, come i due autori ben scrivono in conclusione del libro, bisogna solamente cantare un’Ode all’Italia: “Ma disperso ormai è quel comune sentire, dietro i fantasmi di un falso spirito comunitario e non vi sono più saldi riferimenti. E trema incerto l’ago della bussola. Chi può ancora chiamare a grandi gesta, chi si affaccia dubbioso alla vita, quando i migliori restano a casa incerti e i pessimi hanno la delega eterna senza firma? Forse Tania, Alberto, Yuri, Pietro, Sara e i tanti che col solo loro impegno di un popolo mostrano il meglio. E si protendono verso i grandi traguardi chiedendo solo il giusto obolo per il talento così sacramente speso”.

Recensione a cura di Simone Morichini

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