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Parigi-Roubaix 2018, Peter Sagan scolpisce la leggenda sulle pietre! Trionfo epico del campione del mondo, in fuga oltre 50 km

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Finalmente Peter Sagan! La vittoria più bella della carriera è arrivata nella corsa più speciale del calendario: 52 chilometri all’attacco per arrivare a vincere la Parigi-Roubaix 2018, dominando il pavé e gli avversari della vigilia, che si sono quasi arresi senza lottare alla superiorità dello slovacco quando è scattato, senza accennare reazioni. Per Sagan, già tre volte campione del mondo, si tratta del secondo successo della carriera in una Monumento, arrivata due anni dopo il Giro delle Fiandre 2016.

Come anche al Giro delle Fiandre, la fuga ha faticato e non poco a partire. Nei primi chilometri ha mantenuto controllati tutti i tentativi di attacco. Solo dopo oltre un’ora di scatti e controscatti, sono riusciti ad avvantaggiarsi Jelle Wallays (Lotto-Soudal), Ludovic Robeet e Jimmy Duquennoy (WB Veranclassic), Silvan Dillier (AG2R-La Mondiale), Sven Erik Bystrom (UAE) e Marc Soler (Movistar), che poco dopo sono stati raggiunti da Gatis Smukulis (Delko Marseille), Jay Thompson (Dimension Data) e Geoffrey Soupe (Cofidis). Nella prima fase di gara, prima dell’attacco del pavé, sono arrivati ad avere 8’30” di vantaggio, ma già in vista dei primi settori il gruppo ha accelerato riducendo il distacco.

Già sul primo settore, la corsa è esplosa: una caduta, infatti, ha spezzato il gruppo in diversi tronconi. Davanti sono rimasti una cinquantina di corridori, mentre tra gli attardati anche Greg Van Avermaet. La Quick-Step Floors e la Bora-hansgrohe hanno subito preso in mano le redini della corsa, alzando il ritmo per impedire che gli attardati rientrassero senza faticare. Nonostante questo sforzo, gli inseguitori sono riusciti a chiudere, dirigendosi verso gli ultimi 100 chilometri e il primo snodo atteso della gara.

Come spesso succede, la Foresta di Arenberg ha acceso la corsa. L’olandese Mike Teunissen (Sunweb) ha accelerato e sulla sua ruota, senza esitazioni, si è lanciato il belga Philippe Gilbert (Quick-Step Floors). All’uscita dal primo dei tre settori di pavé a cinque stellette, questa coppia ha guadagnato una decina di secondi sul gruppo. Il tedesco Nils Politt (Katusha-Alpecin) si è lanciato all’inseguimento sull’asfalto, riuscendo a rientrare. Il vantaggio, pur senza impennarsi, è arrivato a toccare anche i 20”, dato da non sottovalutare. Sul tratto da Hornaing a Wandignies, però, il gruppo è rientrato ponendo fine allo spauracchio Gilbert.

Pochi metri e, in contropiede, è partito anche Zdenek Stybar (Quick-Step Floors), a sottolineare l’attitudine battagliera della squadra belga. Pur senza trovare supporto di altri corridori, il campione ceco ha deciso di tirare dritto, lanciandosi all’inseguimento dei pochi fuggitivi rimasti in avanscoperta. Anche in questo caso, pur senza azioni organiche, il gruppo anche facendo l’elastico non ha mai fatto scappare il corridore della Quick-Step. A 60 dall’arrivo, poi, lo sforzo decisivo per chiudere anche questo gap. Nei chilometri successivi il gruppo ha vissuto dei momento di anarchia, con diversi attacchi. Tra i protagonisti anche Greg Van Avermaet (Bmc), che però non è riuscito a fare la differenza.

Nel momento in cui il gruppo si è ricompattato dopo l’attacco del belga, senza nemmeno alzarsi sui pedali è partito il campione del mondo Peter Sagan a 52 chilometri dall’arrivo. Il capitano della Bora-hangrohe in breve ha guadagnato tanto margine rispetto al gruppo, che non ha reagito nonostante l’affondo del grande favorito della vigilia. Nel giro di qualche chilometro, prima di arrivare su Mons-en-Pévèle, Sagan ha raggiunto Wallays, Bystrom e Dillier, reduci della prima fuga di giornata. I primi a provare l’inseguimento sono stati Wout Van Aert (Vérandas Willems-Crelan) e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), che sono riusciti a portarsi ad una ventina di secondi di distacco all’ingresso di Mons-en-Pévèle, rimbalzando però su questo tratto in pavé, tra i più difficili dell’intero percorso.

All’inseguimento di Sagan si è formato un gruppetto di 7 corridori composto da Van Aert, Stuyven, Van Avermaet, Niki Terpstra (Quick-Step Floors), Jens Debusschere (Lotto Soudal) e la coppia della EF Drapac formata da Taylor Phinney e Sep Vanmarcke. In breve, lo slovacco è riuscito a portare il vantaggio addirittura ad un minuto, quando gli avversari sono arrivati a trovare l’accordo per imbastire l’inseguimento. Dopo aver rosicchiato qualche secondo, però, la loro azione si è affievolita e sono scivolati a 1’30” di distacco. Sulla ruota di Peter, nel contempo, è rimasto solo il campione svizzero Dillier, che ha collaborato aiutando lo slovacco a creare il vantaggio che li ha portati a giocarsi la vittoria.

Contro qualsiasi aspettativa, Dillier è riuscito a difendersi in maniera egregia, resistendo sul Carrefour de l’Arbre (ultimo grande ostacolo) e sui tratti di pavé successivi, con un lungo rapporto per riuscire a difendersi rispetto all’agilità del rivale. La coppia, così formata, è entrata nel celebre velodromo, dove i due protagonisti si sono giocati il successo. Dillier ha accettato la sfida di Sagan ed è entrato nel velodromo per primo, senza opporre resistenza alla scelta di Sagan di partire secondo. All’ultima curva, Sagan ha scelto di partire e anticipare: Dillier ha preso la scia, ma lo slovacco ha dimostrato di avere più gambe rispetto all’avversario dominando lo sprint e mettendo nel palmares la seconda Classica Monumento della carriera. Terza posizione per Niki Terpstra, che nel finale ha staccato i diretti avversari per il podio. Van Avermaet, invece, ha vinto la volata dei battuti per la quarta piazza davanti a Stuyven e Vanmarcke.





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Foto: Valerio Origo

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