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Ciclismo, la Spagna si difende dalle accuse di doping alle Olimpiadi 1996. Cerron: “La Federazione non ha documenti”. Aperi: “Non eravamo dopati”

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Ieri Luis Garcia Moral, medico valenciano squalificato a vita per una partecipazione nel sistema doping di Lance Armstrong, ha rilasciato una confessione al quotidiano El Pais dichiarando che la nazionale spagnola di ciclismo su pista era dopata alle Olimpiadi di Atalanta 1996. La Federazione iberica è prontamente intervenuta per bocca del Presidente José Luis Lopez Cerron che ha dichiarato a Marca: “In Federazione non abbiamo documenti o prove di questo caso. Senza materiale non possiamo aprire nessun tipo di inchiesta“.

Cerron ha dichiarato che non ci sono documenti che dimostrano che la Federazione abbia speso circa 13 milioni di pesetas (circa 80mila euro, senza rivalutazione) nel primo semestre del 1996 per pagare il dottor Montoro e il dottor Ferrari, personaggi ben noti all’antidoping. Il numero 1 del ciclismo spagnolo è molto innervosito perché “questo caso così vecchio getta delle nuove ombre sul nostro sport“.

La Spagna era presente a quei Giochi con sette uomini: Juan Martinez Oliver, Joan Llaneres, Adolfo Alperi, Santos Gonzalez, José Manuel Moreno, Jose Escuredo, Izaskun Bengoa. Proprio Adolfo Aperi ha negato le accuse a Marca: “Non eravamo dopati. Non abbiamo avuto rapporti con quel dottore. Devo capire perché ci accusa dopo 22 anni“.

 





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