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Ciclismo

Giro d’Italia 2018, Chris Froome: “Salbutamolo? Non ho sbagliato! Ho diritto di correre e vincere. Al Giro per il tris, come Merckx”

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Chris Froome non si tira indietro durante la conferenza stampa della vigilia al Giro d’Italia 2018. Il vincitore degli ultimi tre Tour de France è naturalmente il grande favorito della vigilia ma correrà con l’ombra del caso salbutamolo, sostanza a cui è risultato non negativo durante l’ultima Vuelta di Spagna. La sentenza tarda ad arrivare ma le sue dichiarazioni in merito non cambiano di una virgola: “Non mi ero mai avvicinato a un grande giro in questa situazione, ma so di non aver fatto nulla di sbagliato. Doveva restare un procedimento confidenziale per consentire ulteriori approfondimenti e invece è diventato pubblico, e la cosa mi ha contrariato parecchio“.

Il capitano del Team Sky, come riporta la Gazzetta dello Sport, ha voluto rispondere a Tom Dumoulin il quale aveva dichiarato che il caso sia un danno per tutto il ciclismo: “Capisco la frustrazione però ho il diritto di essere qui e di lottare per la vittoria, così come ho il diritto di combattere per dimostrare che non ho sbagliato. Voglio vincere, sono concentrato sul Giro“.

Il keniano bianco ha vinto Tour e Vuelta nel 2017 e si presenta al via di Gerusalemme per vincere la terza corsa a tappe consecutiva, come hanno fatto soltanto Eddy Merckx (1972-1973) e Bernard Hinault (1982-1983) in passato: “Questa è una delle motivazioni che mi hanno spinto ad accettare la sfida. Per me è speciale correre il Giro con l’ambizione di essere il migliore. Sono già stato qui con la Barloworld all’inizio della mia carriera però adesso è tutto diverso“. Confermata naturalmente la sua presenza al Tour de France con l’obiettivo di realizzare la mitica doppietta che manca dai tempi di Marco Pantani.

 





Foto: © Unipublic/Photogomez Sport

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1 Commento

1 Commento

  1. Luca46

    2 Maggio 2018 at 20:13

    L’antidoping è qualcosa che fa più schifo del doping. I verdetti sono ad personam. Il caso Schwarzer va ancora avanti. Devono ancora analizzare, nel frattempo sulle provette può essere successo di tutto. L’antidoping è l’iniquità fatta a persona. Poi pretendono credibilità. Gli atleti sono trattati come marionette.

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