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Ciclismo
Davide Cassani: “Italia, non faremo la fine della Francia. Per il dopo Nibali e Aru? Giovani interessanti, tra 5-6 anni…”
Davide Cassani è stato docente durante il “Corso per Giornalisti Sportivi” organizzato da OA Sport al PalaMadiba di Modena. Il CT della Nazionale Italiana di ciclismo ha risposto alle tante domande dei partecipanti con i quali ha simulato una conferenza stampa.
La guida del pedale azzurro ha avuto modo di parlare del futuro del ciclismo italiano e si è dichiarato ottimista per il futuro: “Sono convinto che tra 5-6 anni ci saranno dei giovani italiani pronti a brillare nelle grandi corse a tappe. Al momento è vero che dipendiamo da Vincenzo Nibali e Fabio Aru ma io sono ottimista di natura, ci sono 7-8 juniores che ho già valutato e che hanno degli ottimi numeri per fare bene. L’obiettivo non è naturalmente quello di farli esplodere in questo momento e nelle categorie giovanili, a me interessa un lavoro di progettualità e a lungo termine che li porti a essere competitivi quando conta davvero. Non faccio nomi in pubblico per evitare di creare pressioni e per non bruciarli. Non faremo la fine della Francia che non vince il Tour dal 1985 o un Grande Giro dalla Vuelta del 1995.
Posso dire che con la Federazione stiamo lavorando proprio in quest’ottica, a me interessa la crescita completa del ragazzo e anche per questo motivo guardo molto alla multidisciplinarietà. Per me è importante che un ragazzo non faccia soltanto la strada o soltanto la pista, bisogna creare un connubio tra i diversi ambiti: in questo modo si migliorano le competenze specifiche (ad esempio la pista ti aiuta di più nel colpo d’occhio) e soprattutto si permette al ragazzo di variare e anche di divertirsi. Questo aspetto è davvero fondamentale perché non lega un atleta a una cosa soltanto. Pensate ad esempio ai vari Yates, Cavendish, Wiggins, ma anche al nostro Elia Viviani che ha vinto un oro olimpico e ora quattro tappe al Giro d’Italia o anche allo stesso Peter Sagan che ha fatto un’Olimpiade in mountain bike perché se lo sentiva dentro“.
Pochi italiani passano professionisti?: “Ce ne sono 10-15 all’anno, non sono pochissimi per il nostro movimento. Certo, non tutti sono in squadre World Tour. Non è difficile passare se sei bravo, i direttori delle squadre Professional e Continental fanno le loro valutazioni e tengono in considerazione diversi fattori che a volte vanno anche oltre l’aspetto tecnico“.
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