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Basket, Finale Scudetto 2018: Milano ha il match point sulla racchetta. Ma guai a sottovalutare il carattere di Trento

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Gara-6 della Finale Scudetto significa match point per una delle due squadre. Necessariamente. Sarà l’Olimpia Milano ad averlo sulla propria racchetta, ma “in risposta”, perché al servizio ci sarà la Dolomiti Energia Trentino. Il sesto episodio di una serie entusiasmante che fin qui ha sempre rispettato il fattore campo andrà infatti in scena alla BLM Group Arena.

Difficile immaginare quello che accadrà perché gara-5 ha spazzato via tutte le certezze che le prime quattro partite avevano lasciato. I primi episodi avevano visto una netta contrapposizione di stili: da un lato il talento e l’esecuzione di Milano e dei suoi straordinari attaccanti, dall’altro la voglia e il cuore di Trento, squadra capace come poche di andare oltre i propri limiti. In gara-5 questi ruoli si sono invertiti, perché l’Olimpia ha dovuto rimboccarsi le maniche, abbandonare il piano tattico e sporcarsi le mani. Merito della Dolomiti, che dopo un primo quarto in cui sembrava poter subito perdere contatto ha saputo farsi sotto, mettendo la partita sul piano a lei più congeniale, quello della lotta.

Trento ha avuto il merito di ribaltare l’inerzia al ritorno dall’intervallo, quando l’EA7 si è trovata costretta a tirare fuori gli artigli. Il segnale lo ha lanciato il capitano, Andrea Cinciarini. È stato lui a chiamare il Forum a sé, accendendo anche un giocatore spesso criticato per la sua mancanza di carattere come Mindaugas Kuzminskas. Trento si è aggrappata invece al talento. Quello di Shavon Shields, mattatore del quarto periodo (17 dei 31 punti totali sono arrivati nel finale, in cui ha letteralmente giocato solo contro il mondo, prima di rovinare con l’ultimo colpo di scalpello un potenziale capolavoro: suo è stato infatti il fallo che ha mandato in lunetta Curtis Jerrells per il sorpasso definitivo).

Ma Milano, come detto, l’ha vinta con l’energia, con la voglia, con le stesse armi con cui nelle gare 3 e 4 Trento aveva fatto male. Fino a quel momento la fotografia perfetta era stata il rimbalzo offensivo catturato nella mischia da Cinciarini nel quarto periodo, spazzata via da Andrew Goudelock. Proprio lui, l’attaccante più talentuoso di Milano, ha deciso la partita in difesa, nella metà campo in cui è stato spesso criticato e additato come anello debole della catena. La sua stoppata su Dominique Sutton è già storia.

Il finale del film è dunque già scritto. Milano avrà la meglio in gara-6 perché riprendersi dopo un colpo del genere è durissima. E invece no. Se c’è una squadra che non va sfidata dal punto mentale è proprio Trento. L’ingrediente principale della gara di stasera va ricercato proprio qui, nella psicologia di un gruppo capace di superare i propri limiti e i deficit che indubbiamente ci sono rispetto all’altra finalista, costringendo addirittura l’armata di Pianigiani a giocarsela sul proprio terreno. Ora però c’è la sfida più dura: risollevarsi dopo aver accarezzato il sogno di violare il Forum, impresa inevitabile per cullare ambizioni di gloria. Di contro, Milano quegli artigli che è stata costretta a tirar fuori non vuole certo rimetterli a posto, proprio ora che vede vicinissimo l’obiettivo (minimo) per cui è stata costruita. Fuori i secondi: alle 20.45 il gong che darà il via al sesto (e forse ultimo) round della serie.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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