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Wimbledon 2018, Fabio Fognini alla prova del nove sulla superficie più difficile. Prosegue la rincorsa alla top10
“Con questa classifica non posso nascondermi. Vado a Wimbledon per fare bene“. Queste le parole di Fabio Fognini, poco dopo l’eliminazione bruciante contro il croato Marin Cilic (n.5 del mondo) al Roland Garros. Un epilogo al quinto set che tanta amarezza ha lasciato al ligure, condizionato anche da un problema fisico che si porta dietro da diverso tempo.
Dopo Parigi, Londra, e per la precisione Wimbledon, il “Regno del tennis”, dove tutto è cominciato. Sull’erba Fabio sarà messo alla prova perché per puntare ad essere un top10 c’è bisogno di una prestazione di livello. Ne ha le possibilità questo Fognini che, seppur in minima parte, sembra aver diminuito i propri raptus di follia?
Difficile risponde a tale quesito. Se si facesse una valutazione esclusivamente dal punto di vista tecnico, la risposta sarebbe: “Perché no“. Le potenzialità del braccio del giocatore di Arma di Taggia non sono in discussione e meno che mai il talento cristallino di cui è dotato. L’unico aspetto su cui si può dubitare, non certo però trascurabile sui campi di Church Road, è il servizio. Un fondamentale che il n.16 del ranking ATP ha curato e l’incisività della sua prima è cresciuta decisamente. Tuttavia, c’è ancora differenza rispetto all’eccellenza.
E poi la solidità mentale.Le pause che Fabio si concede nel corso dei match, forse anche conseguenza di un tennis troppo difficile, sono un ostacolo per essere parte del gotha. Pertanto Wimbledon ci dirà se questo step sarà possibile o meno da parte di chi ha le armi per far bene ma non è in grado di farlo con continuità. Al momento i due terzi turni raggiunti nel 2014 e l’anno scorso sono il meglio sul “grass” londinese. Si potrà ambire alla seconda settimana? Dal 2 luglio lo scopriremo.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: profilo twitter Federtennis