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Wimbledon 2018: Novak Djokovic torna campione! Non basta l’orgoglio a Kevin Anderson
Signori, Novak Djokovic è tornato nel tennis che conta. E finalmente, aggiungiamo. Sono passati oltre due anni dal trionfo al Roland Garros, con cui il serbo chiudeva l’impresa della vita, detenendo contemporaneamente tutti e quattro gli Slam, e iniziava una lenta discesa verso gli inferi. Quel viaggio si è concluso oggi con la vittoria dei Championships, chiusura perfetta di due settimane che ci hanno riconsegnato uno dei giocatori più forti dell’ultimo decennio.
Il 13° trionfo Slam di Djokovic, il quarto a Wimbledon, è maturato con un 6-2 6-2 7-6(3) in 2 ore 20 dalle due facce. Kevin Anderson, infatti, ha cominciato a giocare soltanto a inizio terzo set, ma stavolta cuore e orgoglio non sono bastati. La terza impresa in quattro giorni, dopo l’epica rimonta con Federer e la maratona con Isner, si è rivelata troppo anche per il generoso gigante sudafricano, che una finale Slam l’aveva già giocata qualche mese fa a Flushing Meadows (perdendo da Nadal). La camminata lungo il corridoio dell’All England Club e il Tempio del Tennis gremito, però, evidentemente qualche emozione gliel’hanno procurata, togliendo energia a testa e gambe già messe a dura prova dalle oltre undici ore spese in campo negli ultimi due turni. Qualcosa su cui anche gli irriducibili inglesi, così legati alle loro tradizioni, dovrebbero riflettere. Ma questa è un’altra storia.
O forse no, perché per i primi due set non c’è praticamente stata partita. Sin dal primo game, in cui Anderson ha servito solo 2 prime su 6 e un doppio fallo, consegnando il primo break (di tre nel primo set) della partita a Djokovic. Il sudafricano ha servito meno del 50% delle prime nel set d’apertura e vinto meno del 30% con la seconda: numeri con cui è difficile fare partita in un primo turno di un Challenger, figuriamoci in finale a Wimbledon. Soprattutto se contro hai Djokovic, perfetto in risposta, solido al servizio (solo 3 punti concessi nel primo set e una sola volta ai vantaggi in due set) e diabolico nel cavalcare le difficoltà del suo avversario, cuocendolo a fuoco lento .Il 6-2 6-3 maturato in poco più di un’ora è stato la naturale conseguenza.
La volontà ce l’ha messa Anderson, provando a scuotersi. Ci è riuscito nel terzo set e una discreta mano gliel’ha data il suo avversario. Djokovic fino a quel momento si era accontentato di controllare, ma la strategia alla lunga non ha retto e proprio nei pressi dello striscione del traguardo è stato “costretto” a sudarsi la vittoria. Anderson ha cominciato a fare il suo gioco, a raccogliere punti col servizio e giocare sull’uno-due. Nole, di contro, ha perso la prima e le occasioni per il suo avversario sono di conseguenza fioccate. Prima una palla break sul 4-3, poi cinque set point tra decimo e dodicesimo game. Ma Djokovic è riuscito a salvarsi e ad evitare di riaprire una partita già chiusa. Al tie-break, poi, non ha tremato e si è preso il titolo.
Oltre due anni sono passati da quando Nole chiudeva il proprio Slam disegnando un cuore sulla terra rossa di Parigi. Quel cerchio ideale oggi si è finalmente chiuso. Da domani il serbo sarà numero 10 del mondo, ma sopratutto sarà di nuovo quel campione che avevamo conosciuto.
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alessandro.tarallo@oasport.it
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Foto: STRINGER Image / Shutterstock.com