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Golf, British Open 2018: Francesco Molinari spezza un tabù storico. Finalmente l’Italia ha il suo Slam

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23 luglio 1995. Costantino Rocca, alla buca numero 18 dell’ultimo giro a St. Andrews, infilava in buca un putt quasi impossibile, buttandosi a terra per la gioia e facendo praticamente urlare il compianto Mario Camicia dal microfono di Tele+. Quel putt, uno dei colpi ormai storici del golf non solo italiano, ma mondiale, gli valse il playoff per la vittoria dell’Open Championship, poi perso contro John Daly. Ma quel risultato è rimasto, per 23 anni, il miglior risultato di un italiano in terra britannica.

22 luglio 2018. Carnoustie. C’è il sole sulla Scozia, e c’è il sole su Francesco Molinari. C’è il Mare del Nord che bagna le coste di questo luogo vicino Dundee, sacro per il golf, e c’è una giornata che incorona un trentacinquenne di Torino, che già di ottimi risultati nei Major ne aveva messi a segno, ma mai fino a questo punto. Francesco va a sfilare accanto a una lista di Champion Golfers of the Year che fa venire i brividi: basti citare Jack Nicklaus, Tom Watson, Seve Ballesteros, Greg Norman, Nick Faldo, Tiger Woods, e più recentemente Phil Mickelson e Rory McIlroy. In mezzo a questi nomi, oggi c’è anche il suo, sul percorso che consegnò la prima vittoria ai Championships al citato Tom Watson, a Paul Lawrie, a Padraig Harrington.

Eppure, fino ad oggi, il rapporto tra “Chicco” e l’Open Championship era stato un po’ a doppia faccia. Da una parte, per tre volte in carriera non ha superato il taglio, ma dall’altra ha ottenuto almeno tre risultati di grande rilievo: il 13° posto del 2009, alla seconda esperienza, il 9° posto del 2013 e il 15° del 2014 (l’anno in cui meglio ancora andò il fratello Edoardo, che finì 7°). Il tutto, prima del quarto giro di oggi. Un giro spettacolare, l’unico a continuare a collezionare par laddove gli altri, di tanto in tanto, qualche colpo sopra il par andavano. Bogey di qua, bogey di là, Francesco Molinari, che aveva spesso e volentieri difficoltà a chiudere le buche nei green si è oggi trasformato nell’uomo che, in pochi mesi, ha rivoltato come un calzino tutto ciò che sapevamo del golf in Italia senza mai un vero dubbio, senza un’esitazione, con la solidità mentale di chi, sul birdie della buca 18, sa di avere un momento storico in mano e non fa una piega. Sembrava un putt normale, ma non era un putt normale. Non lo era, non lo è, e non lo sarà mai.

Non chiamatelo il coronamento di un anno da sogno. No, perché l’anno non è finito. Non è finito con l’anteprima del secondo posto nel quarto Major del 2017, il PGA Championship, non è finito con i successi al BMW PGA Championship e al Quicken Loans National (primo torneo vinto sul tour americano in carriera), non è finito nemmeno oggi con lo spettacolo di Carnoustie. C’è ancora parecchia strada da fare quest’anno: c’è la nuova edizione del PGA Championship al Bellerive Country Club di Town and Country, c’è la Ryder Cup appena a sud di Parigi. E poi ci sarà ancora tanto, tanto altro, dal World Tour Championship di Dubai (che chiude la stagione del tour europeo) in giù.

Oggi, in ogni caso, qualcosa da celebrare ce l’abbiamo. Anzi, qualcuno da celebrare. Anzi, tutte e due le cose. Perché quel qualcosa è un Major, o uno Slam, chiamatelo come volete, quel qualcosa è una Gold Medal, quel qualcosa è la Claret Jug. Quel qualcuno è Francesco Molinari, il primo italiano ad essersi portato a casa tutto questo. Se ci fossero ancora dubbi su chi sia, ad oggi, il miglior golfista italiano di tutti i tempi, col risultato odierno, il decimo torneo vinto in carriera, il più importante di tutti, eccolo qua. Molinari Francesco da Torino, nato l’8 novembre 1982, fratello di Edoardo, Champion Golfer of the Year 2018.

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Foto: Twitter PGA Tour

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