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Golf femminile: Giulia Sergas e la Solheim, un sogno diventato realtà

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Quell’invito a provare il percorso del Colorado Golf Club (Parker), un mese fa, rappresentava più di un semplice test, più di una banale convocazione: era il segnale inequivocabile dell’entrata di Giulia Sergas nei radar del capitano Liselotte Neumann, radar da cui la triestina non è più uscita, fino a guadagnarsi la meritatissima wild card per la prossima Solheim Cup. Semplicemente, la realizzazione di un sogno.

Un traguardo che – al momento – costituisce il punto più alto della brillante carriera della Sergas, per il prestigio e il fascino che una sfida Europa-USA può comportare. Non avrà l’impatto mediatico di una Ryder Cup naturalmente, ma la Solheim rientra senza dubbio nel registro degli eventi più importanti nel panorama golfistico femminile, insieme ai Major. E avere un pezzo d’Italia protagonista, tra poco più di una settimana, non può che essere motivo d’orgoglio per tutto il movimento, in esponenziale crescita da un lustro a questa parte; non a caso, nel 2009 le porte della Solheim Cup si spalancarono per Diana Luna, prima proette azzurra a partecipare alla competizione e quasi una pioniera per la Sergas, pronta a replicare le gesta della talentuosa romana un quadriennio dopo. Il percorso che l’ha portata ad essere selezionata dalla Neumann è stato costruito prevalentemente da febbraio a maggio, periodo in cui Giulia ha collezionato ben sei top ten, tra cui tre consecutive sull’LPGA Tour. E’ un 4° posto il miglior piazzamento stagionale, ottenuto alla Donnelley LPGA Founders Cup (-16), ma la performance più avvincente resta sicuramente quella che ha portato la triestina in 7a posizione nel primo Major stagionale, il Kraft Nabisco Championship di aprile. Da lì in poi, la 34enne non ha più sfoggiato prestazioni degne di nota – fatta eccezione per un nono posto al Bahamas LPGA Classic -, anzi, ha dato spesso segni di cedimento (e appagamento?), con quattro tagli mancati negli ultimi sei tornei giocati. Tanti, troppi. Non per capitan Neumann però, che ha voluto puntare forte sulla nostra portacolori (8a nell’ordine di merito della Solheim Cup, qualificate di diritto le prime 4) assegnandole una delle quattro wild card e riconoscendone la grande classe e i risultati raggiunti durante l’anno.

Il compito per Sergas e compagne di viaggio, però, sarà a dir poco arduo: difendere il titolo a casa delle americane, circostanza mai avvenuta dal 1990, anno di istituzione della Solheim Cup. Il bilancio dice 8 a 4 per gli Stati Uniti finora, ma la Neumann per tentare il colpaccio potrà fare affidamento su fuoriclasse affermate come la norvegese Suzann Pettersen (n° 3 al mondo), l’evergreen scozzese Catriona Matthew (n° 7) e la francese Karine Icher, sulle esplosive iberiche di Carlota Ciganda, Azahara Munoz e Beatriz Recari, e ancora le svedesi Anna Nordqvist e Caroline Hedwall, la tedesca Caroline Masson e la giovanissima inglese Charley Hull, classe 1996 ma capace di stupire l’Europa già al primo anno di professionismo. Senza dimenticare, naturalmente, la nostra Giulia Sergas, pronta a riscrivere ulteriori pagine di storia. A Diana Luna, nel 2009, andò male (sconfitta 16-12 per l’Europa), chissà che la sua Solheim possa avere un esito decisamente più dolce.

Foto: giuliasergas.com

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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