Atletica
Atletica, l’Italia e i Mondiali: emozioni tutte…d’oro
Quattro giorni agli attesissimi Mondiali di atletica leggera. La rassegna iridata ha regalato diverse gioie all’Italia che solo negli ultimi anni sta davvero faticando a mettersi in luce.
Basti pensare che il primo 0 nel medagliere è arrivato solo a Berlino 2009, dopo undici edizioni di grandi successi. Il Bel Paese è riuscito a salire per 38 volte sul podio (25 al maschile), disputando ben 138 finali.
11 ori, 14 argenti, 13 bronzi, ma anche 13 legni. Questo è il bilancio azzurro nell’appuntamento più importante, Olimpiadi escluse.
Il primo atleta che riuscì a far suonare l’inno di Mameli fu un memorabile Alberto Cova che a Helsinki 1983 era solo agli inizi di un triplete fantastico, culminato l’anno successivo con l’oro alle Olimpiadi di Los Angeles. Il brianzolo corse un 10000m accortissimo, ben coperto e inizia l’ultimo giro in quinta posizione. A 200 metri dalla linea del traguardo scatena una progressione imprendibile, supera quattro avversari e trionfa in un super volatone sui tedeschi Schildhauer e Kunze.
Il rettilineo finale di Francesco Panetta rimarrà per sempre nella memoria di tutti gli appassionati. Primissimo davanti a tutti negli insidiosissimi 3000m siepi, si lascia andare ad un’esultanza sfrenata nell’ultimo giro che sfocia nel boato dell’Olimpico di Roma quando supera la riva e si lancia verso il traguardo più bello della carriera. In quella magica estate del 1987 si tingerà anche d’argento sui 10000m.
La doppietta dorata di Maurizio Damilano è forse uno dei momenti più alti in assoluto per la nostra atletica leggera. La sua irripetibile marcia illuminò Roma e poi brillò anche a Tokyo nel 1991 (unico medaglia per l’Italia in quell’edizione) quando disintegrò i sovietici, al loro ultimo Mondiale da CCCP.
Il milanese trovò un degno erede in Michele Dodoni che riportò il tricolore della 20km di marcia sul pennone più alto a Goteburgo 1993. Quella fu l’edizione migliore per il nostro Paese che arrivò sesto nel medagliere con due ori, due argenti, due bronzi e 63 punti nella speciale classifica.
Ma in Svezia iniziò a brillare la stella di super Fiona May. La Venere nera delle pedane beneficiò di una brezza soffiata da tutti i suoi tifosi, che la spinsero così a un magnifico oro. Un titolo che l’italiana di adozione riuscì a replicare addirittura sei anni dopo, ad Edmonton, quando sconfisse l’odiata Kotova di un solo piccolissimo centimetro. Nel mezzo altri due podi per una delle carriere più belle in assoluto dell’intero panorama atletico: il bronzo ad Atene 1997 e l’argento a Siviglia 1999.
In Spagna giullare (per il cappellino che indossò al traguardo) Fabrizio Mori fece innamorare tutta la Penisola grazie un pazzesco giro della morte con ostacoli che lo spinse verso un incredibile oro. Quel 47.72 venne migliorato due anni dopo in Canada ma sulla strada dell’azzurro, che portò tanti piccoli a provare le barriere, si mise uno scatenato Felix Sanchez (sì proprio lui, ancora qui a lottare dopo oltre un decennio): 47.49 per battere di cinque centesimi super Fabry.
L’ultima emozione d’oro è di Giuseppe Gibilisco. Il volo del siciliano sotto i riflettori di Parigi è l’ultimo titolo conquistato dall’Italia nella rassegna iridata: sono passati dieci anni esatti e per rompere il digiuno siamo aggrappati a Daniele Greco e Alessia Trost.
Il prodigio di Beppe merita una rinfrescata nostalgica. Entrava in gara a 5.60, passava il 5.70 per misurarsi direttamente con 5.75. Arrivano due nulli. Sull’orlo del baratro, con la forza della disperazione sceglie di giocarsi il suo ultimo tentativo a 5.80. Lì arriva la magia: va oltre l’asticella e balza in testa alla classifica con il nuovo record italiano. Non finisce lì perché poi si esalta con 5.85 al primo tentativo e con il fantastico 5.90 spegne le ultime resistenze di Britts e Kristensson: Campione del Mondo.
A Daegu 2011 arrivò solo una medaglia con Antonietta Di Martino salvò la faccia dell’atletica azzurra. La campana si fermava a due metri ma bastavano per conquistare il bronzo dietro alle due super favorite Blanka Vlasic (2.03) e Anna Chicherova (2.03 d’oro). Arrivava così il secondo podio iridato per la primatista italiana del salto in alto dopo il pesantissimo argento che conquistò ad Osaka 2007 con quello storico 2.03, inchinatosi solo di fronte al 2.05 di miss Blanka. Curioso che entrambe non saranno a Mosca, ma chissà che non ci sia un’altra azzurra a ripercorrere quelle orme…
In realtà c’è una medaglia che, in quest’anno, assume un significato speciale e diventa la più importante di tutte. Lo storico bronzo di Pietro Mennea sui 200m a Helsinki 1983, dietro solo ai due statunitensi Smith e Quow. La Freccia del Sud, scomparso in questo 2013, sarà nei cuori di tutti gli azzurri in pista all’Olimpico di Mosca che avranno incise le sue iniziali sulle loro maglie.
Il pugliese fu anche il trascinatore di quell’indimenticabile 4×100 che fu d’argento sempre in Finlandia. Lui, Tilli, Simionato e Pavoni volarono a un pazzesco record italiano (38.37) battendo gli odiatissimi sovietici e inchinandosi solo di fronte agli Stati Uniti.
Completano questo corposo palmares bianco-rosso-verde. Gli ori di Annarita Sidoti (10000m di marcia ad Atene 1997) e di Ivano Brugnetti nella 50km di marcia, dopo che il russo Skurgyn venne squalificato per doping.
Gli argenti di Alessandro Andrei nel peso (21.88 a Roma 1987), di Giuseppe D’Urso sugli 800m (Stoccarda 1993), di Giovanni De Benedictis (20km di marcia sempre a Stoccarda), di Ileana Salvador (10km di marcia, Stoccarda), di Roberta Brunet sui 5000m (Atene 1997) e quello di Andrew Howe nel lungo di Osaka dopo la battaglia spalla a spalla contro Irving Saladino (aspettiamo ancora il rientro di quel campione…).
I bronzi di Gelindo Bordin (maratona, Roma 1987), Alessandro Lambruschini (3000m siepi, Stoccarda 1993), di Ornella Ferrara nella maratona e della 4×100 maschile (Puggioni, Madona, Cipolloni, Floris) a Goteborg 1995, di Vincenzo Modia nella maratona di Siviglia 1999, di Elisabetta Perrone nella 20km di marcia e di Stefano Baldini nella maratona a Edmonton 2001, ancora il bronzo dell’olimpionico di Atene conquistato a Parigi 2003 insieme al bronzo di Magdeline Martinez nel salto triplo, prima di concludere con i due terzi posti di Alex Schwazer a Helsinki 2005 e a Osaka 2007, preludio al fantastico oro olimpico di Pechino prima che subentrassero altri fattacci (oggi è un anno da quando è stato pizzicato…).
stefano.villa@olimpiazzurra.com