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Ciclismo

20 anni fa il trionfo di Marco Pantani nella Grande Boucle: l’ultimo a realizzare la doppietta Giro-Tour

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Il 2 agosto di 20 anni fa, gli Champs-Élysées di Parigi avevano un qualcosa di particolare. Il giallo del Tour de France era tornato nel Bel Paese, 33 anni dopo Felice Gimondi, ed era un “Pirata” a guidare il proprio vascello lungo la Senna. Il suo nome era Marco Pantani.

Qualche stagione è passata ma il ricordo di quel trionfo di Marco rivive nel cuore degli appassionati perché lui, vuoi o non vuoi, era speciale. Il corridore romagnolo che affrontava la salita con coraggio, per mettersi sempre alla prova e dimostrare a se stesso ed agli altri di essere il migliore, manca a questo ciclismo così ingessato, tra tatticismi, radioline e cardiofrequenzimetri. Lo spazio all’improvvisazione non c’è oppure è merce rara, anzi rarissima.

Nel periodo “pantaniano” l’ossimoro dell’imprevedibilità prevedibile comparve sulle strade per merito di chi viveva il mondo della bicicletta a 360°, curando tutto nei minimi dettagli e condividendo gioie e dolori con uno strumento meccanico. Un mezzo che spinto dalle gambe e dalla creatività dello scricciolo di Cesenatico diventava pura poesia sul pedale. Quel Tour del ’98, viziato dalle problematiche legate al doping e dominato dal tedesco Jan Ullrich, cambiò faccia grazie a lui, dubbioso fino all’ultimo se prendere parte o meno alla Grande Boucle.

La morte dell’amico Luciano Pezzi, legato fortemente al “Panta” dentro e fuori il ciclismo, seppe scuoterlo e sulle montagne iniziò lo spettacolo. “Quando questo ragazzo scatta, non c’è niente da fare“, così diceva il compianto Adriano De Zan. Un modo di condurre la bicicletta particolare, quasi fosse nato per andare forte in salita: mani basse sul manubrio, spesso sui pedali in agilità e talvolta seduto sul sellino per spingere un rapporto leggermente più impegnativo. Un moto perpetuo che fiaccò la resistenza del “Kaiser” sulle rampe di Plateau de Beille ma soprattutto nella mitica 15esima tappa da Grenoble a Les Deux Alpes di 189 km. Quel 27 luglio il “Pirata”, senza se e senza ma, realizzò la sua impresa più grande: partire a poco meno di 50 km dal traguardo sul Col du Galibier era un atto di follia per chiunque ma non per lui. Un’azione che valse il primato, con Ullrich distrutto, gravato di un ritardo di 9′.

E’ ricordando quelle gesta, è ricordando quel giorno che 20 anni dopo Parigi sembra tingersi ancora una volta di giallo con Gimondi ad alzare il braccio di Marco, in segno di vittoria, a suggello del trionfo e del passaggio di testimone. Pantani fu il sesto italiano a vincere il Tour ma sopratutto l’ultimo a realizzare la mitica doppietta con il Giro d’Italia nello stesso anno. Un qualcosa che ci “rimarrà nel cuore e nel cervello” per sempre.

 

 





 

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: profilo twitter Francesco Capone

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