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Filippo Tortu potrà mai vincere i 100 metri? La genetica dice di no: atleti di colore superiori

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Ci abbiamo sperato tutti. Ci ha fatto sognare Filippo Tortu. Erano due decenni che l’Italia non si presentava in finale agli Europei nei 100 metri, la gara più prestigiosa di tutto lo sport mondiale, con fondate ambizioni di medaglia. Nel 1998 un 36enne Stefano Tilli sfiorò l’impresa chiudendo in quarta posizione. L’ultimo podio risale al 1982, quando Pierfrancesco Pavoni colse l’argento in 10″25.

L’unico italiano a vincere un titolo europeo nei 100 metri è stato, neanche a dirlo, Pietro Mennea, oro nel 1978 in 10″27 dopo che quattro anni prima si era fermato all’argento in 10″34.

Già questi dati testimoniano l’impresa compiuta da Tortu: l’Italia deve andare fiera di questo ragazzo di 20 anni che ha di sicuro pagato l’inesperienza e la tensione nel momento clou della stagione. Il volto teso e tirato prima dell’atto conclusivo trasudava probabilmente un’ansia eccessiva e che si è tramutata in una prestazione distante cronometricamente dal primato personale.

Viene da chiedersi se, dopo Pietro Mennea, torneremo mai a vedere alzare le braccia ad un italiano nei 100 metri in futuro. La risposta che ci fornisce la genetica è negativa. Rispetto all’epoca della Freccia del Sud, il mondo e l’Europa sono cambiati ad una velocità cosmica. Nazioni come Francia, Olanda e Gran Bretagna, pescando grandi campioni dalle ex colonie, hanno spostato i limiti verso l’alto, andando a sfidare a testa alta anche le stelle americane e giamaicane.

Tortu, di per sé, ha già realizzato un’impresa stratosferica diventando il primo italiano a scendere sotto i 10 secondi. In passato ci erano usciti solo due atleti bianchi: il francese Christophe Lemaitre (personale da 9″91) e l’azero, naturalizzato turco, Ramil Guliyev (9″97). Ci sarà un motivo…Nonostante il 20enne lombardo sia dotato di pregevoli fibre muscolari elastiche, nulla ha potuto al cospetto di avversari di colore che hanno sviluppato una potenza impressionante e probabilmente inarrivabile.

Il 9″99 di Tortu ci sembra un tempo eccezionale (e per tanti motivi lo è), ma sapete come si colloca nelle graduatorie mondiali stagionali? Al 46° posto…Davanti a tutti l’americano Noah Lyles con 9″88.

Il ritiro di Usain Bolt (ammesso che non propenda per un clamoroso ritorno in vista di Tokyo 2020, preso atto di doti da calciatore piuttosto limitate) ha certamente reso molto più omogeneo e variegato il panorama internazionale dei 100 metri. Difficilmente, tuttavia, basterà un tempo superiore ai 9″90 per vincere un Mondiale o una Olimpiade (anche se in passato è accaduto, quando Kim Collins trionfò nel 2003 addirittura in 10″07, ma si tratta della classica eccezione che conferma la regola). Tortu riuscirà mai a scendere addirittura sotto il muro dei 9″90? Dovrà sfidare le leggi della natura e della genetica, perché sinora nessun bianco si è mai spinto oltre certi limiti.

Diverso è il discorso per i 200 metri, probabile approdo naturale per il giovane azzurro, forse già in vista di Tokyo 2020. In questa gara Lemaitre vanta un bronzo olimpico, Guliyev addirittura un oro mondiale (vinto peraltro con un non eccezionale 20″09). Tortu dispone del motore adatto e di una fase lanciata ideale per questa distanza. Per falcata e movenze ricorda Livio Berruti, campione olimpico a Roma nel 1960. Con una programmazione mirata ed a lunga scadenza, il milanese con il tempo potrà anche pensare di scendere sotto i 20 secondi: a quel punto si aprirebbero scenari completamente differenti e potrebbe giocarsi una medaglia in qualsiasi contesto internazionale.





federico.militello@oasport.it

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Foto: Colombo Fidal

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