Oltre Cinquecerchi
PGA Championship 2013, la rivincita di Jason Dufner. Italiani in crescita
Nell’abbraccio con Keegan Bradley, a fine gara, c’era molto della carriera di Jason Dufner. Al PGA Championship 2011 di Atlanta, fu proprio Bradley a spegnere i sogni di gloria di Dufner, al termine di un playoff scaturito da un pazzo ultimo giro (Dufner aveva quattro colpi di vantaggio su Bradley a tre buche dalla fine), di quelli difficili da dimenticare, che lasciano segni indelebili nel tuo gioco e nella testa. Non in quella del 36enne di Cleveland, padrone dell’Oak Hill Country Club, padrone del PGA Championship 2013 in modo autoritario e indiscusso, per il primo Major della carriera che firma la sua definitiva consacrazione, come lo è stata per Scott al Masters e per Rose allo U.S. Open, nell’ennesima stagione delle ‘prime volte’ nei tornei dello Slam.
Pochi sorrisi, poco personaggio se vogliamo, ma immenso potenziale. Che fosse la sua settimana buona lo si era capito dall’incredibile 63 del secondo giorno, con cui ha posto delle fondamenta solidissime per poter essere competitivo nel weekend. Poco o nulla hanno pesato i problemi con il putt, a fronte dei ferri tirati in modo superbo, che hanno portato Jason a tirare perlopiù putt di un metro o giù di lì. La sua perfetta gestione dell’ultimo round ha spiazzato tutti i concorrenti, compreso un golfista esperto e navigato come Jim Furyk, leader dopo 54 buche ma fin troppo errante dal tee nelle 18 buche finali. Il 43enne statunitense ha provato a ripetere le gesta del suo coetaneo Phil Mickelson, vincitore dell’Open Championship un mese fa, ma ‘The Grinder’ si è dovuto accontentare del terzo 2° posto in un Major della carriera. Impossibile non spendere parole di elogio e non applaudire anche il terzo classificato, praticamente un habitué delle posizioni di prestigio nelle ultime settimane, ovvero Henrik Stenson. 3° all’Open di Scozia, 2° all’Open Championship e al WGC – Bridgestone Invitational e ancora 3° al PGA Championship. Un ruolino di marcia stratosferico per lo svedese, entrato a pieno merito nella top ten del ranking mondiale (10°) e saldamente in testa alla Race to Dubai, da cui ormai sembra impossibile spodestarlo. E’ mancato, però, l’affondo decisivo per potersi giocare realmente le proprie chance in uno di questi tornei (WGC a parte), e delle occasioni del genere potrebbero non ricapitare.
Chi avrebbe dovuto monopolizzare il PGA, dopo la straripante performance di una settimana fa, ha invece finito per perdersi a metà classifica senza la benché minima spiegazione logica. Impossibile comprendere, infatti, come un giocatore del calibro di Tiger Woods possa passare nel giro di 5 giorni da un torneo dominato ad un torneo in cui è stato dominato dalla pressione, dal campo e da quella ossessiva ricerca di un Major, assente da cinque lunghissimi anni dalla sua bacheca. Un caso psichiatrico quasi, ai limiti dell’incredibile, per il più forte golfista del pianeta.
Indicazioni tutto sommato positive dai nostri due italiani impegnati a Rochester, in particolare per Francesco Molinari. Il torinese (33°) è apparso in condizioni ottimali ed in costante crescita lungo le quattro giornate – ultimo giro a parte -, che aprono a scenari interessanti nelle prossime settimane, quando cominceranno i tornei validi per la Ryder Cup 2014 (Open del Galles, 29 agosto – 1 settembre), a cui Chicco naturalmente punta senza nascondersi troppo. Entrare nella squadra europea è anche un obiettivo a breve-medio termine di Matteo Manassero (72°), raggiungibile – perché no? – già nella prossima edizione. Anche il veronese, d’altronde, può ancora crescere nel corso delle settimane, e l’aver superato il taglio dopo tre eliminazioni consecutive nei Major è senza dubbio un segnale importante per il giovane fuoriclasse azzurro. Le ultime 36 buche, poi, sono state oggettivamente da buttare, ma sono servite a Manny soprattutto per fare esperienza in tornei del genere, molto diversi nell’approccio e nella gestione rispetto ad una gara ‘normale’. E quando il veronese avrà preso le giuste misure anche ai tornei dello Slam, si potrà davvero sognare.
Foto: Edward M. Pio Roda/PGA.com
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