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Editoriali

Ferrari, per vincere il Mondiale ti servirebbe…Lewis Hamilton. Vettel non all’altezza di Alonso e Schumacher

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La Ferrari ha realizzato per il Mondiale 2018 la macchina più veloce, stabile e performante dai tempi di Michael Schumacher. Nei suoi cinque anni trascorsi a Maranello, con annesse delusioni e due titoli iridati sfumati proprio in dirittura d’arrivo, Fernando Alonso aveva sempre sognato di poter guidare un bolide di questo genere. All’epoca, seppur competitiva, la scuderia di Maranello pagava decimi preziosi dalla Red Bull, una spanna sopra grazie al genio dell’aerodinamica Adrian Newey.

La rivoluzione messa in atto dal compianto ex-presidente Sergio Marchionne, portatrice di una netta italianizzazione in reparti vitali per il rendimento della squadra, ha portato i suoi frutti nell’arco di poco meno di due stagioni. Già nel 2017, pur ancora di poco inferiore, la Ferrari aveva infastidito a lungo la Mercedes, prima del disastro di Singapore che spianò definitivamente la strada ad Hamilton.

Nel 2018 è arrivata la svolta con il passo lungo della SF71H. Il Cavallino Rampante ha colmato il gap di potenza che lo separava dalla Mercedes, a tal punto che ora il motore di Maranello appare superiore a quello di Stoccarda. Una vera e propria svolta epocale, che riporta indietro di quasi tre lustri, ovvero proprio all’era Schumacher, quando il propulsore rappresentava il fiore all’occhiello del team più vincente della storia della Formula1.

Sempre ben bilanciata, aerodinamicamente efficace e ‘gentile’ con le gomme, la miglior macchina del Campionato non basta comunque per il Mondiale, nemmeno questa volta. Il problema della Ferrari si chiama Sebastian Vettel. Il tedesco sta collezionando errori in serie, spesso pacchiani e sconcertanti per un pilota capace di aggiudicarsi l’iride per quattro volte con la Red Bull. OA Sport ha fatto un calcolo: sin qui il teutonico ha lasciato per strada almeno 59 punti. 5 GP sono stati compromessi dagli svarioni del 31enne di Heppenheim: troppi. E dire che già nel 2017 si era reso artefice di errori gravissimi, su tutti la ‘ruotata’ ad Hamilton in Azerbaijan e l’incidente al via nel GP di Singapore.

Indicato da molti come possibile erede di Schumacher, Vettel si sta confermando non all’altezza dei suoi predecessori a Maranello. Non possiede il sangue freddo ed il killer instinct del Kaiser, né tantomeno la determinazione feroce e la concretezza che consentivano ad Alonso di spingere la macchina oltre i propri limiti. La pressione che esaltava l’iberico porta invece il tedesco a sbagliare.

Alla Ferrari, per vincere, servirebbe un pilota come Lewis Hamilton. Il britannico, mai come in questa stagione, si sta consacrando come uno dei più grandi fuoriclasse di tutti i tempi, di sicuro al livello dei vari Schumacher, Fangio e Senna. Il 33enne campione in carica non ha sbagliato praticamente nulla, riuscendo sempre a raccogliere il massimo in ogni situazione. Ha dimostrato, soprattutto, che il pilota può fare la differenza anche nei confronti di una macchina superiore. Hamilton è salito sul podio in ben 12 gare su 15 ed il suo peggior risultato in pista è il quinto posto nel GP del Canada. Senza la rottura del motore in Austria, ora il nativo di Stevenage sarebbe pressoché imprendibile in classifica con 55 lunghezze di vantaggio su Vettel. Numeri impietosi che testimoniano una differenza netta in termini di classe e talento tra due piloti che, ciò nonostante, hanno vinto quattro Mondiali a testa.

federico.militello@oasport.it





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