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Calcio: l’Italia, le amichevoli e la mentalità vincente (che non c’è)

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Premessa: a causa dell’imminente Supercoppa italiana e del preliminare di Champions League che dovrà affrontare il Milan, l’Italia non ha potuto schierare la formazione migliore. Seconda premessa: era un’amichevole del calcio d’agosto. Terza premessa: all’Argentina, però, mancavano un certo Messi ed un certo Aguero. Non proprio due nomi leggeri, con tutto il rispetto per gli ottimi Higuain, Palacio e Di Maria. Ora, considerate tutte le suddette, la vittoria della Seleccion a Roma sugli azzurri per 2-1 è tuttavia stata più meritata che mai e, pur contando nulla sul piano della posta in gioco, deve far riflettere Cesare Prandelli ad un anno dal Mondiale.

Questa Nazionale, come ampiamente dimostrato, sa esaltarsi nei momenti che contano, ma contro le big non riesce mai a vincere in amichevole. Vero, contano Europei e Mondiali. Ma per arrivare bene in Brasile, con maggior fiducia ed autostima, qualche successo in più non guasterebbe. E quindi ecco i possibili rimedi. Primo, il modulo. Il 4-3-2-1, senza trequartisti in ottima forma capaci di inserirsi, non funziona. Ieri Giaccherini e Candreva non hanno brillato, cedendo il palcoscenico ai più che positivi Diamanti e Insigne nella ripresa. Il tridente offensivo, con il rientro di Balotelli ed El Shaarawy, sembra la soluzione ideale. Secondo, il centrocampo. Verratti, dotato di enormi qualità, manca purtroppo ancora di personalità e in alcuni tratti del match era Montolivo a doversi caricare sulle spalle le redini della zona mediana. Pirlo, il titolare, è ovviamente una garanzia, ma quando smetterà? Terzo, il portiere. Le statistiche parlano chiaro, Buffon due gol subiti e zero parate, Marchetti zero reti incassate e almeno quattro miracoli. Criticare l’asso bianconero pare esagerato, ma alla Confederations Cup i discorsi erano gli stessi dopo gli errori palesi con Brasile ed Uruguay. E se fosse ora di cambiare?

Dunque, c’è ancora molto da lavorare verso il Brasile. Con Prandelli si può stare fiduciosi, ma la rosa deve crescere. A partire proprio dalle amichevoli con le big, che plasmano la mentalità vincente di una squadra costruita per trionfare al Maracanà tra undici mesi.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

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