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Formula 1

F1, Italia bentornata! Antonio Giovinazzi riapre la strada, il tricolore sventola nel Circus. Il digiuno è finito e in futuro…

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Il digiuno è finito, finalmente un pilota italiano torna a correre da titolare nel Mondiale F1: dopo otto lunghissimi anni di assenza, Antonio Giovinazzi riporterà il tricolore all’interno del Circus per l’intera stagione 2019. Un nostro connazionale sarà protagonista nella massima categoria motoristica: tolte le due apparizioni al volante della Sauber nel 2017 proprio del pugliese (dodicesimo in Australia e ritiro in Cina), eravamo assenti dalla classe regina addirittura dal 2011 quando Vitantonio Liuzzi guidava la HRT e Jarno Trulli faticava con la Lotus (entrambi non andarono mai a punti in quella stagione).

Sembra passata una vita, nel frattempo hanno debuttato i motori ibridi, la Mercedes ha dominato in lungo e in largo, Lewis Hamilton ha giganteggiato e ha rivaleggiato con Sebastian Vettel, tanti dolori con la Ferrari che fatica e che non vince un Mondiale piloti dal 2007, ma finalmente si può sorridere grazie ad Antonio Giovinazzi che riporta in auge il motorsport italiano. Il 24enne potrà accomodarsi sul sedile della Sauber Alfa Romeo, lasciato vacante da Charles Leclerc che invece si accaserà alla Ferrari nel cambio di poltrona con Kimi Raikkonen. Per un pilota italiano era sempre più difficile emergere in F1 dove sono necessari ingenti sponsor e spinte importanti per potersi fare largo in un ambiente estremamente competitivo e in cui c’è pochissimo spazio per emergere.

Ora il ragazzo di Martina Franca ha la sua grande occasione: dopo il secondo posto nella GP2 2016, dopo aver ricoperto il ruolo di collaudatore in Sauber, finalmente lo potremo vedere in pista a lottare con gli altri, corpo a corpo per poter dimostrare tutto il suo talento e tutte le sue potenzialità. Guiderà una macchina col propulsore del Cavallino Rampante, un mezzo che potrebbe essere anche migliore di quello in mano quest’anno a Leclerc e con il quale potersi togliere delle soddisfazioni importanti. L’importante è che l’Italia sia tornato ai vertici con un proprio pilota, dopo l’epopea di Trulli e Fisichella di oltre un decennio fa, a 33 anni dal secondo posto di Michele Alboreto nel Mondiale con la Ferrari e a 65 primavere dal trionfo iridato di Alberto Ascari. E chissà che in futuro un italiano non torni ad avere la possibilità di guidare una monoposto di prima fascia con cui provare a sognare di lottare per il titolo.

 





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