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Volley femminile, Mondiali 2018: C’è spazio per outsider e possibili sorprese? L’Italia c’è e spera di sì

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Con sette squadre a contendersi i ruoli di favorite più meno d’eccellenza del Mondiale, parlare di outsider diventa piuttosto complicato, però una terza (e magari anche quarta) fascia di squadre che possono inserirsi nella lotta per la final six, magari grazie anche ad un sorteggio benevolo, si può anche tentare di stilare.

In terza fascia sono sostanzialmente due le squadre che possono essere inserite, le padrone di casa giapponesi e l’Italia: la prima per le qualità mostrate sul campo ma soprattutto per un sorteggio che potrebbe permettere loro di essere tra le prime tre della seconda fase vincendo di fatto una delle tre battaglie con Olanda (la più alla portata), Brasile e Serbia. Il Giappone non è più quello dei primi anni 2010, capace di salire prima sul podio mondiale proprio nel 2010 in casa battendo gli USA nella finale per il terzo posto e poi sul podio olimpico nel 2012 con l’impresa nei quarti con la Cina e la vittoria nella finale per il terzo posto con la Corea del Sud.

E’ in corso un ricambio generazionale nella formazione nipponica in cui Araki, Takeshima, Yamaguchi, vere e proprie star nella prima parte del decennio, stanno lasciando posto alle varie Koga, Ishii e Kurogo con la sola Sinnabe elemento di continuità rispetto alla generazione precedente, capace, quest’ultima, di trascinare il Giappone al suo successo più importante dell’ultimo biennio, i campionati asiatici del 2017.

Dell’Italia abbiamo parlato ampiamente. Può veramente vincere o perdere con tutte le rivali di altissimo livello. La guida tecnica di Davide Mazzanti è una garanzia, la prestanza e la potenza fisica non mancano, fa difetto al momento la continuità di rendimento e l’esperienza che, in un torneo così lungo e dagli impegni ravvicinati, può essere un elemento determinante soprattutto per evitare gli sprechi di energie ma, dovesse arrivare un risultato positivo in uno dei big match della prima fase con Turchia o Cina, l’entusiasmo potrebbe spingere le azzurre verso un traguardo insperato: per la Final Six serve mettersi alle spalle almeno tre fra le sopra citate nazionali, USA, Russia e Corea del Sud: un percorso accidentato per la squadra azzurra che, però, dovesse superare la prima fase si presenterebbe con la carica giusta per le partite decisive in chiave podio iridato.

Scendendo di livello troviamo un manipolo di squadre che, con ogni probabilità, troveremo al secondo turno ma, dovessero qualificarsi per la Final Six, costituirebbero la grande sorpresa della rassegna iridata giapponese. A partire dalla Germania, altra grande “decaduta” del volley europeo. Pochissimi risultati nell’ultimo biennio, qualità di gioco scadente (l’ultimo sussulto furono i quarti di finale conquistati a fatica lo scorso anno agli Europei prima di una sconfitta nettissima con l’Azerbaijan) espressa anche in Nations League e gli acuti continentali (il doppio secondo posto agli Europei) di inizio decennio firmati Giovanni Guidetti sono solo un ricordo sbiadito. Detto questo qualche buona individualità c’è.

L’Azerbaijan stesso, tutto poggiato sulla superstar Mammadova, capace di trascinare le sue compagne ad una semifinale in casa lo scorso anno agli Europei di Baku (poi trasformata in un quarto posto, comunque storico per l’ex paese sovietico), potrebbe fare qualche vittima illustre ma l’impianto di gioco appare un po’ fragile per puntare al bersaglio grosso.

C’è la Corea del Sud che riesce sempre ad essere protagonista ad altissimi livelli alle Olimpiadi (quarta e quinta nelle ultime due edizioni), molto meno al Mondiale dove tre volte (un paio si perdono nella notte dei tempi) è arrivata nella top four, terza nel 1974, quarta nel 1967 e nel 1994. Nella Nations League ha recitato il ruolo di comprimaria con sole 5 vittorie su 15 gare ma gioca “quasi” in casa e magari potrebbe trovare la spinta giusta per ritagliarsi un ruolo da protagonista.

 





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