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Volley femminile, Francesca Piccinini: “In 25 anni di carriera Beppe Giannetti un maestro, Gamova l’osso più duro”

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Venticinque anni: tanto è il tempo passato sui campi di pallavolo di tutto il pianeta da Francesca Piccinini, che a 39 anni è ancora lì, a giocarsi la sua ultima stagione da professionista in quel di Novara. La Campionessa del Mondo del 2002 racconta sé stessa, oltre a toccare vari temi del volley azzurro, in un’intervista concessa a Tuttosport, nella persona di Diego De Ponti.

Chi era Francesca Piccinini il 7 novembre del 1993? “Una ragazza giovanissima, poco più di una bambina, che viveva come un qualcosa di magico il suo rapporto con lo sport. Sognavo di crescere, di vincere e di potermi misurare con le migliori al mondo“. I maestri? “Beppe Giannetti, che purtroppo è scomparso di recente, ma come lui ho avuto la fortuna di incontrare tanti allenatori e tante compagne di squadra che mi hanno insegnato tanto“.

Sul cambiamento del volley femminile in questi 25 anni: “È cambiato il modo di giocare, ma anche la preparazione fisica o quella delle partite. Oggi si è integrata la tecnica con il lavoro in sala pesi, a livelli che ai tempi non sarebbe stato facile immaginare“.

L’avversaria più ammirata e l’osso duro: “Ho sempre ammirato Mireya Luis, mentre se devo scegliere un osso duro dico Ekaterina Gamova: quando te la trovavi contro a muro, con la sua stazza era davvero tosta passare“.

Sulle azzurre seconde ai recenti Mondiali in Giappone: “Sarebbe fantastico se riuscissero a migliorare l’argento mondiale con un oro olimpico. Credo che, però, il modo migliore per praparare la strada per Tokyo sia non pensare oggi all’oro mancato in Giappone. […] Il lavoro del prossimo biennio sarà fondamentale per compiere un ulteriore salto di qualità“.





federico.rossini@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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