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Scherma, Aldo Montano: “Sogno le Olimpiadi 2020 con mia moglie. Contento della mia carriera. E il futuro…”
Da Atene 2004 a Tokyo 2020, questo è il grande sogno di Aldo Montano che in terra ellenica si laureò Campione Olimpico all’ultima stoccata e che sedici anni dopo spera di essere ancora presente ai Giochi magari con la moglie Olga Plachina, specialista dei 400 metri ostacoli che insegue la qualificazione alla rassegna a cinque cerchi.
Il fresco 40enne (ha spento le candeline cinque giorni fa) spera ardentemente in questo scenario come ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Un atleta della mia età fa bene a sognare, con la consapevolezza che ogni gara, ogni settimana che vai avanti è una conquista. Vediamo come va, intanto sono trasportato da vera passione e spero di fare qualcosa di buono. Il cambio di regolamento del 2016, con tempi più larghi per accendere la luce, mi ha un po’ messo in difficoltà ma mi diverto tanto, non mi sento questa età e intorno c’è un buon clima di squadra. Vorrei andare a Tokyo con Olga: aveva buoni tempi da under 20 nei 400 ostacoli, dopo lo stop per la maternità sta rincorrendo i livelli di due anni fa. Se riesce a recuperare il gap… Non è ancora italiana, dovrebbe diventarlo a dicembre. Intanto sta gareggiando per la Cariri Rieti e si allena a Roma“.
Aldo Montano ha grandi piani per il futuro: “Sono rappresentante degli atleti nella Fie, ruolo che mi sta piacendo. Poi c’è il cantiere navale di famiglia a Livorno che sarà il mio lavoro principale. E sono poliziotto penitenziario,vorrei rimanere in questo ambiente. Per la vita privata, dopo Tokyo vorrei allargare la mia famiglia, ho già dichiarato che non mi fermerò fino a che arriva il figlio maschio…“.
Il livornese racconta anche la sua carriera, tra gioie e rimpianti: “Se oggi avessi 15 anni forse non lo rifarei. Non rivivrei più quel peso di dover vincere come avevano fatto papà e nonno. Da ragazzino è stata dura. Poi la carriera è andata bene, dopo i 20 anni è decollata. Ma ci sono stati anni in cui ero sempre l’astro nascente che non brillava mai. Dall’arrivo del CT Bauer c’è stato un cambio radicale della tipologia di allenamento. Mi mise subito in squadra, mi diede forza, responsabilità e la mia carriera cambiò marcia. Per quanto riguarda i rimpianti potrei dire gli infortuni ma li ringrazio: se avessi avuto una carriera piatta, senza alti e bassi, senza gli stop e le rincorse per dimostrare che sei più forte, forse a 30 anni mi sarei già ritirirato. Sono contento di quello che ho fatto, qualcosa ho buttato, qualche volta sono stato fortunato, altre meno. Ho vinto, ho perso tanto, sono contento di aver sempre dato tutto con allegria, con leggerezza. Non ho il rimpianto di aver fatto meno di quanto potessi“:
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Foto: De Visu / Shutterstock.com