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Scacchi, Mondiale 2018: chi è Magnus Carlsen, l’uomo che ha difeso il titolo di Campione del Mondo per la terza volta

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Alla fine, quell’immagine di copertina di Twitter che recita “Magnus Carlsen – World Chess Champion” può rimanere al suo posto. Il norvegese, battendo negli spareggi rapid Fabiano Caruana, si è riconfermato ancora sul tetto del mondo scacchistico. Andiamo a scoprire qualcosa di più su colui che, dal 2013, ha preso in mano il titolo mondiale e, per il momento, non ha nessuna intenzione di mollarlo.

Magnus Carlsen è nato il 30 novembre 1990 a Tønsberg, un comune norvegese che si trova nella contea di Vestfold e che conta circa 39.000 abitanti (per fare un confronto, è all’incirca la stessa popolazione di Ciampino, in provincia di Roma). Ha cominciato con gli scacchi a 5 anni, tramite gli insegnamenti del padre, ma per un po’ di tempo non è stato questo il suo principale interesse, aumentato quando ha deciso di non poter continuare a perdere con una delle tre sorelle maggiori. Il primo libro di scacchi che ha letto è stato Find the Plan, del Grande Maestro danese Bent Larsen, un grande nome degli Anni ’60 e ’70 che ebbe la sfortuna di trovarsi sulla strada di Bobby Fischer nei tre anni in cui l’americano fece tremare il mondo, altrimenti non è escluso che un match mondiale l’avrebbe anche potuto giocare.

Dopo aver iniziato da piccolo con i tornei, è stato suggerito dal più forte giocatore danese del tempo, il Grande Maestro Simen Adgenstein, a Torbjorn Ringdal Hansen, già campione norvegese junior e poi valido GM. Sotto la sua guida, Carlsen si è spinto fino a un rating ELO di 1907 già prima dei dieci anni. Nel 2002 è arrivato primo a pari merito nel Mondiale Under 12 a Heraklion (Grecia), dove però gli spareggi hanno premiato il russo (anche lui oggi tra i migliori al mondo) Ian Nepomniachtchi. Diventato Maestro Internazionale (IM) nell’agosto del 2003 dopo aver ottenuto la terza norma nella Politiken Cup di Copenaghen, l’anno dopo ha vinto il terzo torneo più importante a Wijk aan Zee (tecnicamente “gruppo C”) guadagnando la prima norma di Grande Maestro; l’anno dopo, giocando nel gruppo B, ha affrontato il GM ceco-americano Lubomir Kavalek, che ha coniato per lui la definizione di Mozart degli scacchi. Diventato Grande Maestro nella prima metà del 2004, a Dubai, non si è più fermato: Campione di Norvegia a 15 anni, ha partecipato per la prima volta alle Olimpiadi Scacchistiche nel 2006, a Torino, realizzando una performance di 2820 e facendo sei punti su otto in prima scacchiera.

Nel 2007, con l’ELO più basso degli otto partecipanti, è arrivato secondo ex-aequo al supertorneo di Linares-Morelia (che ha purtroppo chiuso i battenti pochi anni dopo). Nel 2008 ha vinto il torneo principale di Wijk aan Zee a pari merito con l’armeno Levon Aronian, tornando poi alle Olimpiadi Scacchistiche a Dresda per realizzare una performance da 7,5 punti su 11. Nel 2009 ha ingaggiato un allenatore d’eccezione, il grande Garry Kasparov, è diventato Campione del Mondo a cadenza lampo, ma soprattutto ha raggiunto e superato la fatidica quota del 2800 punti ELO, quella che determina l’ingresso nei grandissimi, risultando il più giovane di sempre a farcela. Il passo successivo non tarda ad arrivare: dopo aver vinto il Torneo dei Re a Bazna, un piccolo comune della Romania, è diventato numero 1 del mondo: un primato prima conteso aspramente con l’indiano Viswanathan “Vishy” Anand e poi, dal 2011 in avanti, mantenuto in maniera ininterrotta fino ai giorni nostri.

Dopo aver vinto numerosi altri tornei di primo piano, il passo naturale è stato uno solo: la seria caccia al titolo mondiale. L’occasione è giunta col Torneo dei Candidati 2013, in cui ha superato agli spareggi il russo Vladimir Kramnik per andare a sfidare Anand: vincendo quinta, sesta e nona partita è diventato il sedicesimo Campione del Mondo con il titolo unificato (questo fatto va specificato in quanto, tra il 1993 e il 2006, ci sono stati due Campioni del Mondo separati: uno della PCA, l’associazione nata dalla frattura tra Kasparov e la FIDE, e l’altro della Federazione Internazionale stessa, che dal 1998 al 2005 ha varato un indecoroso torneo a 128 giocatori a eliminazione diretta, eliminato una volta che il titolo mondiale è stato riunificato col match Kramnik-Topalov).

Col tempo, Carlsen ha superato anche i record di Kasparov: è diventato l’uomo col più alto rating ELO di sempre (2882, nel maggio 2014), oltre a far suoi tutti i Campionati del Mondo possibili e immaginabili: nel 2014 è stato il primo a detenere i campionati del mondo a cadenza classica, rapid e blitz contemporaneamente, a dimostrazione della sua maestria nel padroneggiare tutti i generi di orologio. Nello stesso anno ha concesso la rivincita a Vishy Anand, ma senza cambiamento del risultato, sebbene il match sia arrivato all’undicesima partita (6,5-4,5 per il norvegese).

Col rivale più accreditato, Fabiano Caruana, vittima di un periodo di non eccezionale forma, Carlsen ha vinto ancora svariati titoli, spaziando dal suo feudo di Wijk aan Zee ai Campionati del Mondo blitz e rapid, da Biel alla Sinquefield Cup di Las Vegas, ma ha rischiato anche di perdere il titolo mondiale nel 2016. Questo perché il suo avversario, Sergey Karjakin, ha eretto un muro difensivo praticamente impenetrabile e l’ha sconfitto nell’ottava partita: Carlsen si è ripreso vincendo la decima e poi le ultime due partite degli spareggi rapid.

Il resto è storia recente: il secondo Grand Chess Tour vinto nel 2017, la nuova messa in palio dello scettro iridato contro Caruana. E, ancora una volta, la dimostrazione che se da sette anni Magnus Carlsen è il numero uno del mondo, un motivo ben chiaro c’è. Anche se ha abbandonato, per alcuni momenti, il suo istinto da killer nelle situazioni equilibrate, con anche solo un minimo vantaggio, se ne è riappropriato negli spareggi rapid, in cui ha fatto della pressione psicologica un’arma da utilizzare contro il suo malcapitato avversario. Così come nel 2016 aveva concluso con una brillante combinazione, nel 2018 ce l’ha fatta con un sapiente uso della testa. Se non altro, adesso sa di poter festeggiare il proprio ventottesimo compleanno nel modo più bello possibile.





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