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Ciclismo su pista, niente corsa a punti a Rio de Janeiro 2016

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Niente da fare: il CIO ha bocciato la proposta dell’UCI di reintrodurre la corsa a punti nel programma olimpico di Rio de Janeiro 2016.

Il programma del ciclismo su pista, dunque, resta il medesimo di Londra 2012 ed assegnerà 10 titoli, equamente divisi tra uomini e donne: velocità individuale, velocità a squadre, inseguimento a squadre, keirin ed omnium.

Il CIO ha fatto sapere che la disciplina sarà rivoluzionata in vista di Tokyo 2020.

Per l’Italia, nel complesso, non si tratta di una buona notizia. Nella corsa a punti, con Elia Viviani e Giorgia Bronzini, avremmo covato ambizioni importanti, di sicuro da podio. Allo stato attuale, invece, risulta utopistico sperare in una medaglia a Rio.

Rispetto a Londra tuttavia il contingente di partecipazione dovrebbe aumentare. Se in Gran Bretagna era presente il solo Viviani nell’omnium, per Rio nutrono ottime speranze di qualificazione le ragazze dell’inseguimento a squadre, così come si può lavorare sull’inseguimento maschile. Punto di domanda, per ora, sull’omnium, dove non è ben chiaro su quale azzurro si punterà nel prossimi triennio (Viviani ci riproverà? Oppure spazio ai giovani Rino Gasparrini e Paolo Simion?). Nella velocità, invece, continuiamo a fare tanta, troppa fatica.

Di sicuro la situazione non potrà migliorare fino a quando le squadre e la Federazione non lavoreranno di concerto su un progetto che preveda una stretta connessione tra ciclismo su pista e su strada. Di esempi ne abbiamo tanti, tra cui Gran Bretagna e la stessa nazionale italiana femminile, dove Giorgia Bronzini, la più grande azzurra di tutti i tempi per vittorie ed eclettismo, guida una nidiata di talenti che, partendo dai velodromi, ora domina anche su strada.

Perché dunque, in vista di Rio, non creare il quartetto migliore possibile per l’inseguimento, magari inserendo due cronomen come Adriano Malori ed Emanuele Boaro? Pensiamoci: c’è il tempo per sfruttare al meglio le risorse a nostra disposizione. Non sperperiamolo.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

1 Commento

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    14 Settembre 2013 at 17:57

    Noi speriamo, ci auguriamo, tifiamo, ma intanto Di Rocco & CO. presenziano a destra e a manca ma di progetti seri nemmeno l’ombra! E intanto un patrimonio, se non sbaglio, di 58 medaglie olimpiche (33 ori 16 argenti 9 bronzi + centinaia di medaglie mondiali + tutto ciò che rientra nella storia del ciclismo) diventa sempre più un ricordo del tempo che fu. Tanto si sa: la colpa è dei dirigenti delle squadre, del governo che non dà i soldi, del calcio che assorbe tutto, ecc. Però i soldi per i convegni costosi e per le spese di rappresentanza costose no, quelli non mancano…
    Assurdo che il mondo del ciclismo accetti senza minimamente reagire una situazione che, quando i pochi che si danno da fare si saranno stufati, porterà l’Italia ai livelli sportivi del Lesotho!…

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