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Biathlon

Lisa Vittozzi e Dorothea Wierer, le meravigliose creature nell’età dell’oro del biathlon azzurro

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Meravigliosa creatura“, recita il titolo di una memorabile canzone di Gianna Nannini. Nessuna definizione appare più calzante per descrivere Lisa Vittozzi e Dorothea Wierer.

Partiamo dai numeri. Le azzurre occupano la prima e la seconda posizione in ben tre classifiche di Coppa del Mondo di biathlon: generale, sprint ed inseguimento. Wierer sinora ha raccolto cinque podi stagionali, con un successo (oltre all’apoteosi nel World Team Challenge con Lukas Hofer). Vittozzi invece si è sbloccata ad Oberhof incassando due vittorie pesantissime tra sprint ed inseguimento. Proprio in quest’ultimo format, peraltro, sembrava vigere un’autentica maledizione, perché mai il Bel Paese era riuscito ad imporsi nel circuito maggiore: un altro tabù è venuto meno. Ai trionfi individuali va aggiunto anche quello con la staffetta a Hochfilzen, che le ragazze proveranno a bissare domani in Germania. Stiamo assistendo all’età dell’oro del biathlon italiano. Ed è solo l’inizio, perché Lisa è giovanissima (classe 1995), Dorothea si trova invece nel pieno della maturità agonistica e con almeno altre tre grandi stagioni dinanzi a sé.

Due ragazze così talentuose e al tempo stesso così diverse. Wierer carismatica ed ammaliante, un personaggio che si piace e sa di piacere, spopolando anche sui social; al contrario Vittozzi è molto più taciturna e riflessiva, per certi versi schiva e poco propensa alla grande ribalta. A dispetto delle dichiarazioni di circostanza, non si sono mai amate. Tra di loro c’è del sano rispetto reciproco, ma non amicizia. Siamo all’alba di una possibile rivalità che potrebbe fare bene ad entrambe, spingendole oltre i propri limiti. Viene in mente il dualismo negli anni ’90 tra Stefania Belmondo e Manuela Di Centa nello sci di fondo. La concorrenza interna, se incanalata sui binari giusti, può far solo bene.

Lasciano ben sperare le dichiarazioni di Lisa Vittozzi: “Due vittorie non fanno una stagione“. E’ l’approccio dei campioni, protesi con mente ed anima verso l’obiettivo finale. Le azzurre possono giocarsi fino in fondo il grande sogno chiamato Coppa del Mondo. L’occasione è ghiotta. Con il ritiro della bielorussa Darya Domracheva, le difficoltà al poligono della finlandese Kaisa Makarainen e la stagione a mezzo servizio della tedesca Laura Dahlmeier, è innegabile come il livello del circuito maggiore sia calato rispetto alle annate recenti. Per costanza e continuità di rendimento, non si vedono avversarie superiori alle nostre portacolori. Gli spauracchi principali saranno probabilmente la francese Anais Chevalier, in spaventosa crescita esponenziale, e la veterana slovacca Anastasija Kuzmina, sempre devastante nel passo sugli sci. La nostra sensazione è che le azzurre, se saranno brave a gestire l’inevitabile pressione che germoglierà nelle prossime settimane, potranno giocarsi la sfera di cristallo fino a marzo.

Domani si riparte con la staffetta e, c’è da giurarci, Lisa e Dorothea non sono per nulla sazie (anche se Wierer osserverà un turno di riposo). Oberhof è diventata una colonia italiana, chissà che non possa materializzarsi un tris dai contorni epocali. D’altronde nessun traguardo è vietato nella nuova era delle meravigliose creature del biathlon azzurro.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

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