Musica
Sanremo 2019. Seconda serata. IL PAGELLONE: Loredana Bertè e Daniele Silvestri i migliori ma Arisa cresce
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ACHILLE LAURO (Rolls Royce) 6: piaciucchia senza incantare. La melodia c’è, a mancare è soprattutto la voce che lo abbandona spesso, più ancora che nella prima sera dove qualche incertezza l’aveva già denotata.
EINAR (Parole nuove) 5: sicuramente sanremese. Sicuramente per un pubblico giovanissimo. Sicuramente leggera, forse anche troppo.
IL VOLO (Musica che resta) 6: anche nella seconda serata ci siamo forsennatamente sforzati al gioco del ‘trova le differenze’ con la trionfante ‘Grande amore’ del 2015. Impresa fallita. Si auto-plagiano con un brano che sicuramente ha melodia, supportato da voci oggettivamente impeccabili.
ARISA (Mi sento bene) 7: paurose doti canore, certificate, ammesso ce ne fosse stato bisogno, anche nella seconda esibizione di questa 69esima edizione. Si prende un bel rischio, cambiando musicalmente volto all’Arisa che tutti conoscevano e riconoscevano, ma è un cambiamento che merita un’ampia e abbondante sufficienza.
NEK (Mi farò trovare pronto) 5.5: un Nek copia e incolla, un’appendice (non richiesta) alla già sentita “Fatti avanti amore”. Download ne collezionerà, ma più la si ascolta, più infastidisce la fotocopia al Nek di sempre.
DANIELE SILVESTRI (Argento vivo) 7.5: un gran bel brano, c’è poco da dire. Emozionale ed emozionante, incalzante, una storia raccontata dalla voce di un Silvestri in grande forma. L’impressione è che l’incursione-rap di Rancore non aggiunga, ma neppure tolga.
EX OTAGO (Solo una canzone) 6.5: alla seconda esibizione, nel nostro personale giudizio perde un mezzo voto. Resta un soul piacevole, nell’inizio soft e nelle ‘salite’, un brano che probabilmente venderà e si ascolterà, non da podio ma da…Fm.
GHEMON (Rose viola) 6.5: lo frega il superospite Mengoni che sale sul palco appena prima della sua esibizione. La sua “Rose viola” parrebbe perfetta proprio per la voce di Megoni. In questo involontario duello, comunque, non sfigura.
BERTE’ (Cosa ti aspetti da me) 8: non c’è che dire, gran brano per una Loredana letteralmente rinata, sotto ogni punto di vista, anche vocale. Ritmo ed energia, testo di un Curreri davvero ispirato, non meno dell’interprete.
PAOLA TURCI (L’ultimo ostacolo) 7.5: più l’ascolti, più piace. Davvero bellissima ballata rock. Un peccato che la cantautrice romana sia decisamente giù di voce, e stoni almeno tre volte in quattro minuti scarsi di pezzo. Resta la forza di un brano tra i più belli di questo Festival.
NEGRITA (I ragazzi stanno bene) 5.5: ci ripetiamo, vista e rivista, vale quanto detto per Nek e Il Volo. Potevano, certo rischiando, azzardare qualcosa di diverso, invece scelgono di restare ‘classicamente Negrita’, parafrasando il duo Jannacci-Paolo Rossi, “le solite facce, i soliti accordi”.
FEDERICA CARTA E SHADE (Senza farlo apposta) 4.5: brano in fotocopia al loro primo successo, “Irraggiungibile”. Evidentemente non avevano buttato lo stampino
Claudio Bolognesi
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