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‘Italia, come stai?’: belli, ma non vincenti

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Terminato un fine settimana densissimo di appuntamenti sportivi, è tempo di fare il punto di un’Italia certamente protagonista su più fronti, ma cui è mancato sempre qualcosa per agguantare il bersaglio grosso.

Dopo l’argento europeo di due anni fa ed i bronzi alle Olimpiadi 2012 e nella World League 2013, per la nazionale di pallavolo è arrivata un’altra piazza d’onore nella rassegna continentale vinta dalla Russia. Gli uomini di Berruto ancora una volta si confermano nell’elite internazionale, ma il gradino più alto del podio resta un tabù. L’Italia, attualmente, continua a ricoprire il ruolo di terza forza mondiale, con Russia e Brasile ancora saldamente davanti, anche se non più così distanti. Nel corso dell’Europeo sono emersi problemi nei ricambi (Parodi e Savani, acciaccati, non potevano contare su valide alternative in banda, così come al centro Birarelli è risultato insostituibile), ma è è esploso definitivamente il talento di Luca Vettori, opposto puro e macchina da punti che forse al Bel Paese mancava dai tempi di Andrea Sartoretti. L’ascesa del 22enne emiliano pone il ct dinanzi ad una scelta delicata: come potrà coesistere con Ivan Zaytsev, il vero fuoriclasse attuale di questa squadra? Lo ‘zar’ dovrebbe tornare ad essere impiegato come schiacciatore, tuttavia le ultime stagioni hanno dimostrato che il suo talento si esprime molto meglio in diagonale. Dunque un problema di abbondanza, purtroppo anche l’unico. Per colmare definitivamente il gap dalle superpotenze serve una maggiore profondità nella rosa. Berruto si è letteralmente ‘inventato’ un centrale come Thomas Beretta, pescato dalla A2 ed ora pedina inamovibile della squadra (quest’anno giocherà in A1 a Modena). L’ennesima dimostrazione di come il movimento sia in grado di produrre giocatori di qualità, sui quali troppo spesso i club non hanno il coraggio di investire. In attesa di inserire gradualmente i gioielli dell’under21 reduci dal bronzo mondiale, su tutti Luigi Randazzo, l’Italia può comunque ancora contare su un gruppo giovane e con margini di crescita ancora importanti.

Ai Mondiali di ciclismo era noto sin dalla vigilia che Vincenzo Nibali, per vincere, sarebbe dovuto arrivare da solo al traguardo, non essendo dotato di un spunto veloce tale da aggiudicarsi uno sprint a ranghi ridotti. Non sapremo mai come sarebbe andata a finire se lo ‘Squalo’ non fosse caduto nella discesa susseguente a via Salviati a poco più di due giri dal termine e non avesse spero energie preziosissime per il ricongiungimento. Forse il siciliano sarebbe stato più fresco nel finale ed avrebbe potuto involarsi da solo verso il traguardo. Forse…
La realtà, tuttavia, racconta di un Nibali generosissimo e indomito, la classica figura dell’eroe sconfitto che sovente sa appassionare la gente più dei vincitori. Nulla da dire sulla condotta di gara del siciliano e dell’intera Nazionale azzurra, questa volta coordinata al meglio dal ct Paolo Bettini. L’Italia ha fatto corsa dura finché ha potuto contare sui gregari per farlo; in seguito non ha ricevuto alcun supporto dalle altre compagini, con la conseguenza che all’ultimo giro il gruppo era ancora formato da una cinquantina di corridori.
Al di là del risultato in sé, questo Mondiale, purtroppo, ha emesso ormai il solito verdetto: il ciclismo italiano, da diverso tempo, è Nibali-dipendente. Alle sue spalle di continua a faticare praticamente in tutti i settori, non avendo più l’Italia uomini da grandi giri o da classiche. E la crescita dei giovani di cui tante volte abbiamo parlato (Diego Ulissi, Moreno Moser, etc.) procede meno spedita del previsto. Consoliamoci dunque con un Nibali di livello mondiale che il prossimo anno lancerà la sfida a Chris Froome per il Tour de France. Ma interroghiamoci su un futuro nebuloso nel quale, senza i dovuti correttivi (su tutti, l’interscambiabilità tra pista e strada), rischiamo di annegare in ricordi nostalgici.

Non tradisce mai, invece, il ciclismo femminile. La migliore in circolazione (e, ormai possiamo dirlo, di tutti i tempi) resta l’olandese Marianne Vos, ma indubbiamente è l’Italia la nazionale più completa e zeppa di campionesse. Veramente impressionante la nidiata di talenti sfornata da Dino Salvoldi: Rossella Ratto ed Elisa Longo Borghini, rispettivamente 20 e 22 anni, si propongono sempre più come le principali antagoniste della Vos nel prossimo decennio, senza tralasciare Francesca Cauz, Susanna Zorzi, Dalia Muccioli, Valentina Scandolara e tante altre altre giovanissime che hanno già colto risultati di rilievo tra le professioniste. Attenzione, non ci siamo affatto dimenticati delle ‘veterane’ Giorgia Bronzini (30 anni) e Tatiana Guderzo (29), pilastri imprescindibili di questa compagine in rosa in grado di primeggiare in qualsiasi condizione e sui tracciati più disparati.

Ha preso il via la stagione degli sport invernali con la Coppa del Mondo di short track. Al di là del podio, il settore femminile ha mostrato segnali molto interessanti: Arianna Fontana sembra aver compiuto un salto di qualità anche nei 1000 metri, distanza che ha sempre rappresentato il suo tallone d’Achille; Martina Valcepina appare sempre più avviata alla polivalenza; Elena Viviani ha compiuto enormi passi avanti e, insieme a Lucia Peretti, può rappresentare una carta fondamentale per il quartetto che andrà a caccia di una medaglia a Sochi. In campo maschile il ritorno di Nicola Rodigari ha certamente rafforzato la staffetta, tuttavia nelle distanze individuali resta molto lavoro da fare per colmare il gap dalle grandi potenze internazionali.

Tornando agli sport estivi, due buone notizie vengono dal triathlon e dalla vela. Nel primo sport in questione, Alice Betto, reduce dal quinto posto nelle finali delle World Series, ha colto una straordinaria seconda posizione in Coppa del Mondo ad Alicante, tappa dove erano presenti tutte le migliori del globo, nessuna esclusa. Una ennesima dimostrazione di come l’azzurra a quasi 26 anni sia entrata in una nuova dimensione e possa cullare sin da ora ambizioni importanti verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.

Non è arrivato un podio, ma un quarto posto promettente per Giulia Conti e Francesca Clapcich ai Mondiali di Marsiglia. Si tratta di un equipaggio completamente nuovo (Conti proviene dal 470, Clapcich dal Laser Radial) in una classe (49er) che sarà aperta per la prima volta alle donne da Rio 2016. In questo momento, ricordando Flavia Tartaglini nell’RS:X, la vela azzurra è donna.

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