Halfpipe: Shaun White e le Olimpiadi, addio amaro?

Un addio amaro. Niente tris per Shaun White, fuoriclasse statunitense dello snowboard e attesissimo protagonista a Sochi 2014 nell’halfpipe dopo i due ori di Torino 2006 e Vancouver 2010. Il successo, però, non arriva: l’americano chiude al quarto posto una gara in cui – forse per la prima volta nella storia recente di questo sport – si è fatto soffocare dalla pressione.

Esulta dunque lo svizzero Iouri Podladtchikov, per un’altra di quelle storie che solo la magia delle Olimpiadi sa plasmare: quarto e beffato in Canada, ecco l’oro nella maniera più inaspettata (ma meritata) che mai. Poi il Giappone, che si scuote dalla voce zero in fatto di “medaglie conquistate nello snowboard alle Olimpiadi” e ne piazza due in un colpo solo con i magici Ayumu Hirano e Taku Hiraoka, due che in questa specialità domineranno a lungo. Ma il personaggio del giorno – anzi della sera, in quel di Sochi – non può che essere Shaun White.

Diciamolo subito, grande delusione per lui e per tutti gli appassionati dell’halfpipe. Un mito è caduto, un’era sta per terminare. Com’è giusto che sia, d’altronde, ma è sempre un colpo al cuore per i tifosi. Sicuro di sé nelle qualifiche nonostante una stagione travagliata, autore di due errori (con brivido per la schiena) nella prima run e chiamato al colpo di genio nella seconda. E’ palese: se avesse vinto, avrebbe scritto una storia di sport da ricordare nei secoli. E invece così non è stato, perché anche tutte le cose più belle conoscono una fine. A 27 anni e con svariate possibilità di arricchire ulteriormente il proprio palmarès già impressionante, White potrebbe aver disputato la sua ultima Olimpiade. Quel che è certo, comunque, è che ieri si è segnata la storia: il re si può battere, forse si va verso l’abdicazione. Ma il suo orgoglio nella seconda run, nonostante una sbavatura e un oro già assegnato che sfumava via rapidamente, rimarrà una delle fotografie più emozionanti di Sochi 2014.

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