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Sochi 2014 | Michela Moioli, l’orgoglio di chi lotta fino all’ultimo

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È andata male, peccato. Michela Moioli, giunta in finale nello snowboardcross olimpico in virtù di una rimonta da urlo e grazie a qualche errore delle rivali, ha chiuso sesta. Ma il risultato è fantastico, perché l’azzurra ha lottato fino all’ultimo centimetro per tentare di conquistare un bronzo apparentemente alla portata durante lo svolgimento della prova. Con il sogno del podio alla seconda stagione tra le big, la 18enne bergamasca non ha fatto calcolifull-gas, come recita il suo amato motto, per tentare un sorpasso ai limiti dell’incredibile nelle ultime parti di gara.

L’abbiamo spinta dal divano verso il traguardo, sperando in un altro miracolo dopo la semifinale al fotofinish. E invece al traguardo non è arrivata, non ha potuto contemplare fin da subito la gioia per il successo strameritato di Eva Samkova e le medaglie di Dominique Maltais e Chloe Trespeuch. Michela è scalata al sesto posto in seguito ad una caduta. Beffarda, perché causata proprio dall’eccessiva foga nel tentativo di superare la diretta concorrente per il bronzo. Quando una medaglia si perde – anzi, non si vince, perché i pronostici non la contemplavano favorita anche a causa di un infortunio patito a metà gennaio – in questa maniera, però, c’è solo da applaudire. Applaudire, applaudire, e ancora applaudire. Perché lo sport non premia solo sul podio, ma anche nella vita. E sa soprattutto insegnare: lottare per il proprio obiettivo con tutti i mezzi (legali, ovviamente) possibili. Se va bene tanto di guadagnato, se va male nessun rimpianto. Anzi, solo orgoglio per quanto dimostrato. E il crociato rotto, purtroppo, è la ciliegina sulla torta di una giornata già decisa dal destino. 

Questo il riassunto di una domenica mattina da coronarie tese come non mai. Un sport affascinante, lo snowboardcross, che racchiude tante altre storie al suo interno. Per esempio l’ennesimo dramma di Lindsey Jacobellis, una delle tre favorite costretta a fermarsi alla semifinale a causa di un banale errore in testa al gruppo. Dopo l’argento di Torino 2006 – con l’oro sfumato per una caduta sull’ultimo salto in seguito ad un’acrobazia non richiesta – altra beffa per una fuoriclasse a cui mancherà il successo olimpico per tutta la carriera. O anche Raffaella Brutto, la seconda italiana al via, sedicesima ed eliminata ai quarti di finale per un errore poco dopo la partenza. Prepararsi quattro anni e veder sfumare le possibilità di giocarsela quasi subito: lo sport è anche questo, la magia delle Olimpiadi è qui. 

 

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