Calcio: Nations League, la Uefa gongola

Vince la Uefa. Con l’ufficialità della nascita della Nations League, aumenta il potere di Michel Platini a capo del principale organo calcistico europeo. La nuova competizione, al via dal 2018, annullerà le amichevoli internazionali tra le nazioni del Vecchio Continente e darà vita ad un torneo “a tappe” con gironi e final four da disputare nelle estati degli anni dispari.

Ma ha senso tutto ciò? Da un punto di vista economico, per la Uefa è linfa vitale. Tra sponsor, pubblicità e soprattutto diritti tv, l’appuntamento rappresenterà una svolta storica. Vendere – per esempio – un’Italia-Germania valido per un trofeo ha un senso, un’amichevole completamente un altro. Il business chiama, il calcio risponde: la Nations League darà visibilità al pallone europeo anche nelle estati “di magra”, stancando ulteriormente i giocatori durante i mesi più caldi dell’anno ma innalzando gli introiti in denaro.

E gli Europei? Il format della nuova competizione, totalmente democratica e aperta a qualsiasi tipo di scenario (il programma non è ancora definitivo), pare avvicinarsi ad una sorta di World League della pallavolo. Le big europee sempre una contro l’altra, in match con qualcosa in palio e perciò – importante sottolinearlo ulteriormente – maggiormente appetibili per le televisioni. Ma che importanza avrà la manifestazione? Durante tutto l’anno, le partite di “qualificazione” sostituirebbero senza problemi le care vecchie amichevoli, ma al momento della resa dei conti sarà gara vera? O i giocatori si concentreranno più sugli anni dei tradizionali Europei, non riuscendo fisiologicamente a tenere il ritmo di stagioni sempre più fitte di impegni? Tra qualche anno avremo le risposte a tutti questi quesiti, nel frattempo Platini gongola.

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