Calcio

Mondiali Brasile 2014: i bocciati dopo la prima fase. La Spagna abdica

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Terminata la prima fase del Mondiale in Brasile, è tempo di tracciare i primi bilanci. Dopo aver parlato a sufficienza dell’Italia e del suo fallimento (qui le pagelle degli azzurri), di seguito i tanti bocciati dell’edizione 2014.

 

Italia: qui tutti gli articoli e le analisi sul flop azzurro.

Samuel Eto’o: prima della partenza minaccia un clamoroso sciopero perché in conflitto con la Federazione circa i premi. Poi alloggia in una suite extra-lusso, in solitaria, e non lascia mai il segno su questi Mondiali. Un tempo le squadre africane erano povere e sfruttavano queste manifestazioni per mettersi in bella luca e poter conquistare l’Europa, adesso è quasi meglio non commentare. Limitandosi alla parte puramente tattica, comunque, disastro totale. Forse la squadra più scarsa di tutta la competizione.

Spagna: fallimento totale per i campioni in carica, sconfitti da Olanda e Cile ed eliminati già dopo la seconda gara. Il 3-0 inutile all’Australia non cancella una prestazione clamorosa della Roja, che parte bene nel primo tempo contro gli oranje e si scioglie poi come neve al sole dopo il pareggio di Van Persie. Casillas ne combina una più di Bertoldo, la difesa balla e il tanto decantato Diego Costa non punge: Del Bosque sbaglia tutto e ora il suo futuro è in bilico.

Roy Hodgson: non sfrutta al meglio le qualità (soprattutto offensive) della propria rosa. Due gol segnati e ben quattro subiti, un solo punto in tre gare e ultimo posto nel girone. La sua squadra, mai spettacolare e questa volta anche poco solida, torna a casa quasi in silenzio: al più presto sarà addio.

Bosnia: da Dzeko e compagni ci si attendeva molto, ma a giocare un brutto scherzo è stata di certo l’emozione del debutto. E lo si è capito subito, dall’autogol dopo cinque minuti contro l’Argentina. A seguire il capolavoro di Messi per il 2-1 finale, la sconfitta decisiva contro una buona Nigeria (ma nulla più) e l’inutile 3-1 all’Iran. Tanta qualità mal espressa per Susic.

Cristiano Ronaldo: mai decisivo e subito eliminato con un solo gol all’attivo. Perde (e di tanto) il confronto a distanza con Messi e Neymar e le attenuanti di una rosa inferiore non tengono, perché i due assi del Barcellona – praticamente – giocano da soli in due formazioni ancora tutt’altro che imbattibili. Dopo una super stagione, tuttavia, un calo ci sta. Non stava bene già da maggio, ha stretto i denti per la finale di Champions e poi è crollato.

Sulley Muntari e Kevin Prince Boateng: assurdo farsi cacciare dal ritiro della propria squadra a quattro ore dal match decisivo. I due ghanesi rovinano il proprio nome, la storia della nazione e infangano anche la Serie A: il primo milita nel Milan, il secondo ci è passato (con tre anni altalenanti).

Gli arbitri: tanti errori, spesso anche decisivi. Tutto è iniziato con il rigore assegnato al Brasile nella gara d’esordio, poi gli episodi più eclatanti avvengono in Italia-Uruguay,  Messico-Camerun e Bosnia-Nigeria. Serve migliorare ora che il Mondiale entra nel vivo.

Russia: tre italiani su tre sconfitti al primo turno. Prandelli esce con tutti gli azzurri, Zaccheroni fallisce con i samurai giapponesi e Capello presenta una Russia tutta difesa e ripartenze che, però, non punge in fase offensiva. Gli errori di Akinfeev contro Corea del Sud e Algeria completano l’opera: Don Fabio a casa.

Romelu Lukaku: è giovanissimo – classe 1993 – quindi gode di tutte le attenuanti del caso. Però meglio di lui fa il suo vice, Origi, classe 1995: l’attaccante del Chelsea sembra non sapersi muovere da prima punta. Impacciato e mai dentro l’azione, rischia di perdere il posto da titolare.

 

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Foto da: Wikipedia

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