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Calcio: riforma Figc, italiani ancora più penalizzati?

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E’ arrivata giovedì nel tardo pomeriggio la riforma della Figc, promossa dal presidente Carlo Tavecchio ma profondamente portata avanti dal suo braccio destro, Claudio Lotito. In questo articolo le principali novità, con anche il comunicato ufficiale emanato dalla federazione. Ma cosa cambierà, nello specifico?

La risposta giunge quasi immediata: poco o nulla. Forse lo sfogo di Antonio Conte post Italia-Albania non è stato così inutile. Forse dietro c’era qualcosa, che ancora non si sapeva. A distanza di due giorni ecco una parziale spiegazione dell’attacco del ct. Nel calcio più italiano di Tavecchio&Lotito si apre alla possibilità di un extracomunitario in più a partire dal prossimo anno. Ed è un paradosso gigante, che non può essere cancellato solo con la sacrosanta fine della compravendita tra squadre di prima fascia e club meno importanti per liberare caselle nei momenti più opportuni, in attesa di una plusvalenza che avviene in un caso su cento.

La casella extra sarà occupabile solo da un giocatore di alto livello. Giustamente, con l’obiettivo di aumentare sempre di più la competitività delle società italiane. Ma un club solido, intelligente e lungimirante ha bisogno soprattutto di interpreti plasmati in casa. Fotografia esemplare, probabilmente di un tempo ormai perduto, la difesa del Milan degli Invincibili: Tassotti-Costacurta-Baresi-Maldini. Non serve aggiungere altro, anche se di tesi a favore se ne potrebbero portare infinite.

Adesso, invece, spazio a venticinque nomi per rosa, con quattro calciatori provenienti dal vivaio e altrettanti cresciuti in Italia. Iniziativa da lodare, senza dubbio, ma un po’ fine a se stessa se sui vivai stessi non si investe in maniera massiccia e se già in Primavera è evidente lo squilibrio tra stranieri e italiani. Così si rischiano, se mai si riuscissero a trovare senza tristi magheggi all’italiana, ancora più possibili azzurri in panchina, a discapito di un extracomunitario in più tra gli undici titolari. In appena due giorni, Antonio Conte appare più solo che quanto inizialmente carpito dal suo sfogo di Marassi.

 

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2 Commenti

1 Commento

  1. Al

    25 Novembre 2014 at 09:25

    Molto appropriato l’esempio della difesa del Milan: 2 tra i più forti giocatori della storia nel loro ruolo, Baresi/libero e Maldini/terzino, con altre due eccellenze assolute, e non dimentichiamo Filippo Galli, quello che doveva marcare a uomo di volta in volta Maradona, Platini, Zico… Tutti giocatori fatti in casa perché lo sbocco naturale di un giovane era la prima squadra. Oggi è ‘il mercato’.
    In base a quello che leggo negli articoli di OA, a questa riforma manca soprattutto l’obbligo di avere in campo sempre almeno metà squadra di nazionalità italiana. Bianchi, neri, rossi o gialli, ma con passaporto italiano.
    Lo ha appena fatto la pallavolo nella Superlega, correggetemi se sbaglio. Questa ‘piccola’ norma di una riga porta in cascata lo sviluppo dei vivai e ampio spazio ai massimi livelli (almeno del nostro campionato) per i giocatori della nazionale.

  2. ale sandro

    22 Novembre 2014 at 16:26

    “Iniziativa da lodare, senza dubbio, ma un po’ fine a se stessa se sui vivai stessi non si investe in maniera massiccia e se già in Primavera è evidente lo squilibrio tra stranieri e italiani.” Secondo me questo è il punto centrale. Aggiungerei anche diverse altre cose compresa la poca lungimiranza (o coraggio), nel progettare un futuro dove inserire come tu ricordavi i Tassotti, Maldini, Costacurta e Franco Baresi per lasciarli provare in prima squadra,ovviamente in base al livello di maturazione. Le squadre e i loro sponsor non hanno (vogliono avere) tempo. Agenzie e procuratori hanno sempre più spazio, non sempre gestiscono il giovane nella maniera più utile per la sua carriera dal punto di vista limitatamente sportivo (di quello economico non sto parlando perchè non è argomento del discorso).
    Tutto questo si ripercuote sulla Nazionale, ma secondo me c’è anche un altro aspetto. E cioè che finito il ciclo di giocatori col trionfo tedesco di 8 anni fa (che ancora parecchi definiscono avvenuto per culo o grazia ricevuta e cazzate simili, e non invece con pieno merito perchè in tutti i reparti erano presenti giocatori tra i primi 5-10 al mondo ruolo per ruolo, volendo stare larghi), si è deciso non dico di pensionare i presenti (alcuni ci hanno pensato da soli e col senno di poi faccio fatica a biasimarli),ma purtroppo di non inserire in maniera razionale i diversi under 21 campioni d’europa due anni prima e bronzo olimpico ad Atene dopo 68 anni di digiuno a cinque cerchi. L’emblema di questo è stata la convocazione ad Emiliano Moretti, che a mio parere meritava il posto in squadra, o nella rosa, 6-7 anni fa da terzino sinistro.
    E questo leitmotiv è rimasto in voga per tutti gli anni successivi, secondo me senza alcuna differenza col passare del tempo. Ci si è nascosti e ci si nasconde spesso dietro il “ma tanto a casa non abbiamo mica i Cabrini, i Paolo Rossi,i Maradona e così via, portiamo questi”. ” I giovani non esplodono” nonostante si era materializzata in maniera palese una stagione ottima e per niente inferiore a quella di tanti giocatori titolari. E non cambia mai niente. Ignorando le stagioni di altri giocatori non ancora 25enni che meriterebbero più spazio e paradossalmente ,come accaduto in altri sport ,potrebbero trovare una dimensione tale da tornare molto utile anche nel proprio club di appartenenza. Non voglio fare logiche da malafede, perciò dico che ho seri dubbi sul lavoro degli osservatori di nazionale e club vari, e della gestione tecnica in generale di tutta la federcalcio. Se non si cerca di risolvere questa situazione ,le leggi in soccorso tipo questa rischiano di sembrare dei palliativi. Ma è solo il mio parere, gli esperti sapranno sicuramente come funzionano le cose.

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