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Scherma: i due volti della spada italiana

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E’ in Sicilia che la scherma italiana pone le sue radici. E’ siciliano il presidente, Giorgio Scarso, sono siciliani alcuni membri della federazione ed è a Modica che le nazionali azzurre hanno svolto diversi ritiri collegiali prestagionali in una città la cui toponomastica fu ribattezzata ad hoc in onore dei tanti campioni del Bel Paese.

Ed è in Sicilia, o meglio, è dalla Sicilia, che arriva metà della spada italiana. Rossella Fiamingo tra le donne, Enrico Garozzo, Paolo Pizzo e Marco Fichera tra gli uomini. Rapporto di 1:3 che va a formare il 50% delle due squadre al momento in corsa per la qualificazione a Rio 2016 con morali nettamente diversi. E pensare che un anno fa scrivevamo esattamente l’opposto.

Ma nello sport, si sa, i cicli cambiano più velocemente di quanto si possa pensare e, forse, basta un solo match per riscrivere per sempre la storia. Di quanto successo ai Mondiali di Mosca lo scorso luglio s’è già parlato. Quarti di finale della spada a squadre, doppia sfida Italia-Francia. Le donne, favorite, perdono  35-45. Gli uomini, dati per battuti, firmano l’impresa per 44-42. Con il senno di poi, fu quello un segnale che pochi interpretarono veramente.

Adesso, infatti, è tutto ribaltato. Il collegamento con la Russia è sottile, ma fa sempre una certa impressione ricordarlo. Perché Rossella Fiamingo, che proprio in Russia ha vinto due ori iridati individuali consecutivi prima a Kazan e poi a Mosca, non riesce a vestire i panni di leader della gara a squadre femminile chiudendo la prova di Nanchino all’ottavo posto con un passivo di -5. Era stata proprio la siciliana, tre settimane fa a Legnano, a cedere nei momenti decisivi dei quarti di finale contro la polacca Magdalena Piekarska.

In Cina non basta una grande Bianca Del Carretto (+13) per recuperare punti preziosi nel ranking olimpico. Il -6 di Francesca Boscarelli e il -9 di Mara Navarria portano l’Italia a perdere tre incontri su quattro. Così non si può andare lontano, sebbene le premature eliminazioni di Francia e Romania tengano in vita le azzurre. Barcellona e Buenos Aires non saranno decisive, di più, e bisognerà superare almeno due tra Estonia, Ucraina e proprio Francia. Non un’impresa facile che, però, diventerebbe realtà con un successo o con almeno due podi. Il problema, al momento, è un blocco psicologico che il ct Sandro Cuomo fatica a rimuovere da un quartetto che sulla carta non ha nulla di invidiare alla concorrenza.

E dire che quel blocco psicologico che sta rallentando le donne fino all’inizio della scorsa estate colpiva invece gli uomini, che nonostante i successi di Enrico Garozzo – siciliano come la Fiamingo, terzo nell’individuale a Tallinn sabato – faticavano a imporsi a squadre tra un Paolo Pizzo dal rendimento altalenante e i giovani Marco Fichera e Andrea Santarelli ancora acerbi. La giusta alchimia è stata raggiunta dopo molti cambi di formazione e passaggi a vuoto non degni della storia dell’Italia. Ma ora, dopo l’argento della prova a squadre, le Olimpiadi sono a un passo e l’Italia ha la consapevolezza di non essere inferiore a nessun’altra nazione nella spada maschile.

 

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Twitter: @FCaligaris

Foto da: Augusto Bizzi/Federscherma

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