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Nuoto, Olimpiadi Rio 2016 – L’analisi di Butini: “Lavoreremo sulla determinazione”

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Seppur con una medaglia (bronzo di Gabriele Detti nei 400 sl) e con i 1500 stile libero di Gregorio Paltrinieri ancora da disputare, non si può non bocciare l’Italia di nuoto a Rio 2016. Pochissime finali (solo tre, molte meno di Londra 2012 dove però ci furono zero podi) e tante, troppe controprestazioni. Il problema è tutto da scoprire – mentale o di preparazione sbagliata? – ma intanto anche gli atleti hanno alzato la voce. “Imparare dagli americani“, ha detto Luisa Trombetti. “Serve più entusiasmo“, le ha fatto eco Silvia Di Pietro.

Così si è arrivati al tradizionale “punto” del ct Cesare Butini ai microfoni di RaiSport. Un’intervista che non soddisfa né placa le critiche anche perché il faro del nuoto azzurro esordisce sottolineando i (pochissimi) dati positivi ed elogiando i centri federali per poi tentare un azzardato confronto con l’Australia, che al netto di tante delusioni (Cameron McEvoy, Cate Campbell e i dorsisti su tutti) ha comunque vinto due ori.

Cose negative? Partiamo da quelle positive: subito un bronzo di Detti stupendo dopo un anno particolare e tante difficoltà a livello sanitario – le dichiarazioni di Butini -. E’ tornato a grandi livelli, ha preso una medaglia inattesa ma meritata. Ottima in quella giornata anche la 4×100 stile libero femminile e direi anche Pellegrini consacrata per quattro Olimpiadi al vertice in una specialità importante“. E ancora: “Non è mal comune mezzo gaudio, ma abbiamo visto tanti fenomeni fuori dalle finali e tanti giovani crescere. Come Gyurta nei 200 rana o Oleksiak nei 100 sl. La canadese è del 2000, giovanissima. Anche noi abbiamo provato con i giovani, dobbiamo capire dove si è sbagliato e andare a incidere sugli errori. Qui molti selezionano come noi, anche l’Australia che floppa con McEvoy ma vince con un ’98. L’Australia aveva i due dorsisti più forti del ranking mondiale ma ha avuto difficoltà“. Addirittura spicca un “mi piacerebbe avere un ct con ancor più poteri decisionali“. Parole che faranno discutere a lungo.

Poi ecco comunque le tirate d’orecchie: “L’Olimpiade non è andata secondo le aspettative. Ma questa non è una valutazione immediata, la faremo più approfondita a mente fredda. Posso dire che avremmo potuto ben figurare in finale con tanti atleti che ne avevano le possibilità. Ma le Olimpiadi sono diverse da Europei e Mondiali, c’è molta più dispersione qui. La differenza la fa la convinzione del singolo. Non è un’analisi veloce, è solo una riflessione. Ce l’abbiamo messa tutta. Il movimento ha bisogno che l’atleta cresca e accumuli esperienza. Il villaggio olimpico è dispersivo. Su questo bisognerà educare gli atleti. Faremo anche un’analisi tecnica, ovviamente“.

Butini continua: “Le gare tipo le staffette che hanno fatto male erano diciamo previste da tutto l’anno con molte difficoltà. Non si può dare solo la colpa all’aspetto emotivo. Quello che più mi spiace è vedere gente come Carraro che con tempi già nuotati sarebbe entrata in finale fa un po’ rabbia. Anche altri esperti neanche in semifinale. Anche se non penso che non si siano impegnati. Tutto il clima era eccezionale e abbiamo anche simulato le finali notturne. C’è stato qualche infortunio, un po’ di atleti con la dissenteria, ma è anche comprensibile in un collegiale così lungo. Anche se questa non è una scusa. Poi tanta sfortuna per staffette e atlete fuori dalle finali per pochi centesimi“.

Tra gli esclusi dalla spedizione azzurra per pochi decimi c’era Giacomo Carini, ’97 che ai recenti Categoria di Roma ha conquistato il record italiano nei 200 farfalla con il quale sarebbe entrato in finale a Rio. Il ct usa la carota (“Carini? Era tra gli atleti che sarebbe potuto venire come non sarebbe potuto venire, era a 8 decimi dal tempo di qualificazione e aveva anche la maturità. Nessuna polemica, ora abbiamo avuto la conferma che è un atleta importante“) ma anche il bastone:In un contesto magico come lo Stadio del Nuoto alcune situazioni si esaltano, in altre come alle Olimpiadi è più difficile. In casa e fuori è diverso“.

E infine chiude: “Selezioni? Ci stiamo riflettendo, ma non possiamo prendere da culture diverse dalla nostra come quella statunitense. Troppi atleti? Portare 20 o 40 atleti non cambia, conta che devono venire qui determinati“.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: pagina Facebook Fina/DeepBlueMedia

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