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Cinque medagliati italiani a Rio 2016 negli elenchi degli hacker russi di Fancy Bear

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Ci sono anche cinque italiani – ed è la prima volta – nel quinto elenco pubblicato dagli hacker russi di Fancy Bear intenti a smascherare presunti casi di doping nello sport occidentale attraverso l’uso di sostanze proibite contenute in farmaci prescritti e regolarmente dichiarati alla Wada (dunque a scopo terapeutico).

Le liste inizialmente hanno fatto scalpore per la presenza della ginnasta statunitense Simone Biles, dei tennisti Rafa Nadal e Venus e Serena Williams e dei ciclisti Chris Froome e Bradley Wiggins. Gli azzurri coinvolti nel file facilmente accessibile qui sono lo spadista Paolo Pizzo, la nuotatrice in acque libere Rachele Bruni, il pallavolista Emanuele Birarelli, il vogatore Matteo Lodo e la pallanuotista Teresa Frassinetti. Tutti hanno vinto una medaglia a Rio 2016: quattro argenti e un bronzo.

Per Pizzo e Bruni la sostanza incriminata è il formoterolo, farmaco utilizzato per lo più per curare l’asma: quattro, dal 2010 al 2014, gli anni di assunzione, con due inalazioni al giorno a dosi di 12 microgrammi. Per il capitano del volley maschile betametasone contenuto nel Bentelan (intramuscolare, 4 milligrammi una volta al giorno) e prednisone all’interno del Deltacortene (via orale, 25 mg una volta al giorno) per tre settimane nel settembre 2015: il primo è sempre un antiasmatico, il secondo aiuta le affezioni di interesse reumatologico. In quel periodo si giocava la Coppa del Mondo, tuttavia, Birarelli era indisponibile perché infortunato. 

Beclometasone per via rettale (6 mg dal 28 luglio 2016 al 30, 3 mg fino al 4 di agosto) per Lodo – probabile un’asma bronchiale o una rinite allergica – mentre anche per Frassinetti si tratta di prednisone per via orale con 25 mg al giorno tra il 22 e il 26 luglio 2016. Eventuali squalifiche – vista anche la mole di nomi che sta uscendo, in quest’ultimo file anche i nuotatori Steffen Diebler (Germania), Cameron Van Der Burgh (Sudafrica), Cate Campbell (Australia), Rikke Moeller Pedersen (Danimarca) e il ciclista svizzero Fabian Cancellara – sono altamente improbabili, perché ricordiamo che il tutto era correttamente dichiarato all’agenzia mondiale antidoping.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: DeepBlueMedia

3 Commenti

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    25 Settembre 2016 at 20:41

    Decisamente è come dici tu, Luca. Però forse, se fosse revocata l’idoneità in caso di asma o altre malattie, miracolosamente quelle malattie sparirebbero e i malintenzionati dovrebbero assumersi la responsabilità di imbrogliare fino in fondo senza il beneplacito delle istituzioni sportive. Non so se rendo l’idea.
    Lo sport attuale offre un bel quadro: sembra che i russi comandino con le giurie e il doping di stato e gli anglosassoni con la Wada.

    • Luca46

      25 Settembre 2016 at 21:30

      È un giro d’affari talmente grande e trasversale che nessuno ha interesse a modificare le cose.

  2. Luca46

    23 Settembre 2016 at 20:18

    La materia del doping è sempre più un porcile dove vale tutto ed il contrario di tutto. Dove è impossibile fare distinzione tra verità e falsità. Ognuno tira acqua al suo mulino e tutti con le mani in pasta.

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