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Paralimpiadi Rio 2016, Italia forza 101: quando lo sport aiuta a non arrendersi

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Centouno nomi da imparare da qui al 7 settembre, quando a Rio inizieranno le Paralimpiadi 2016. Centouno volti portatori di un unico messaggio: vietato arrendersi, anche quando le difficoltà sembrano insormontabili. Le storie di ciascun atleta azzurro (ma non solo) impegnato in Brasile da settimana prossima sono eccezionali. Raccontarle tutte, purtroppo, non è però possibile. E allora abbiamo selezionati le principali, di quattro sport “di peso” – atletica, ciclismo, nuoto e scherma – da cui aspettarsi anche molte medaglie. Perché alla fine lo spirito dello sport resta immutato: la voglia di vincere regna sempre.

In prima fila c’è ovviamente chi avrà l’onore di sfilare con il Tricolore in mano, ovvero Martina Caironi. Classe 1989 di Alzano Lombardo (Bergamo), a 18 anni un incidente in motorino le ha causato l’amputazione della gamba sinistra all’altezza del femore. Nel 2012 ha vinto l’oro a Londra nei 100 metri T42 e ai Mondiali 2015 si è confermata campionessa iridata nella gara regina con anche un argento nel salto in lungo. Non ha mai mollato ed eccola tra le favorite anche a Rio, così come il veterano dell’handbike Alex Zanardi (classe 1966, celebre il suo terrificante schianto nel 2001 durante una tappa del campionato automobilistico Cart dopo anni di esperienza in Formula 1) che quattro anni fa si è preso due ori (prova in linea e crono) e un argento (staffetta). Beatrice Vio è tra le più giovani della scherma (è nata nel 1997) ma è una cannibale del fioretto categoria B. Campionessa mondiale ed europea (tre volte), da tempo domina in Coppa del Mondo e attende la meritata consacrazione a cinque cerchi. Nel 2008 una meningite fulminante portò le sue gambe in necrosi. Adesso, in carrozzina, è tra i simboli dello sport paralimpico italiano.

Tornando all’atletica, Assunta Legnante (1978) è la donna da battere sia nel getto del peso che nel lancio del disco F11. Considerato il suo passato da atleta normodotata (fu capitano dell’Italia ai Mondiali 2007 di Osaka) interrotto da gravi problemi alla vista, non c’è da stupirsi rileggendo la sua carriera paralimpica, con l’oro a Londra 2012 nel peso a pochi mesi dalla ripresa dell’attività agonistica. Giusy Versace, classe 1977, è passata dal campo della moda – come da tradizione familiare – all’essere la prima donna italiana della storia a correre con doppia amputazione agli arti inferiori in seguito a un incidente stradale datato 2005. Star televisiva, si è consacrata nello sport agli Europei 2016 con un argento (200 metri) e un bronzo (400 m) nella categoria T43 e in Brasile proverà a stupire.

Infine, il nuoto. Le Olimpiadi di Londra furono amare per l’Italia della vasca, che invece con i paralimpici raccolse ben 7 medaglie con due ori e cinque bronzi. A Rio il trend positivo è destinato a continuare con Cecilia Camellini (1992, non vedente, autrice della doppietta 50-100 stile libero S11 in Inghilterra), Federico Morlacchi (1993, affetto da ipoplasia congenita al femore sinistro, tre bronzi paralimpici a Londra, due titoli mondiali tra il 2013 e il 2015 e ben 10 europei negli ultimi due anni con un dominio che va dai 100 farfalla S9 ai 100 rana SB8 passando per 100 e 400 sl S9 e 200 misti SM9) e Arjola Trimi (1987, tetraplegica, campionessa mondiale in carica dei 50 dorso S4), i più attesi di una spedizione che conta ben 21 atleti, più di qualsiasi altra disciplina.

 

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Twitter: @FCaligaris

Foto da: Augusto Bizzi/Federscherma

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