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Tuffi, Tania Cagnotto story: dagli esordi alla prima medaglia mondiale

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Lo sci non le piaceva: troppo freddo. Nel tennis non ha trovato la compagna giusta. In piscina invece ha trovato l’ambiente ideale, a cominciare dalle amicizie. Era eccitata al pensiero di partire per le gare, già tre-quattro giorni prima non dormiva“. La piccola Tania Cagnotto è tutta nelle parole del padre Giorgio – quattro medaglie olimpiche e una mondiale tra il 1972 e il 1980 – nella prefazione dell’autobiografia Che tuffo, la vita! (Lìmina, 2012). I tuffi, ovviamente, la bolzanina li ha sempre avuti nel dna. E all’inizio, come succede a tutti, senza distinzione di specialità: trampolino e piattaforma.

Klaus Dibiasi e Giorgio Cagnotto (a destra), fuoriclasse dei tuffi italiani negli anni Settanta (foto da Wikipedia)

E’ così che la figlia d’arte, nel 1999, inizia a farsi conoscere nel panorama internazionale giovanile. Europei di Aquisgrana, in Germania: oro da 3 metri e oro dalla piattaforma. Mondiali di Pardubice, Repubblica Ceca: argento da 1 metro, argento da 3 metri e oro dalla piattaforma. In totale i trionfi junior saranno 13, con l’ultimo evento disputato nel 2003 a Edimburgo, in Scozia. Un evento “particolare”, perché a quella rassegna continentale (stradominata) Tania Cagnotto, 18 anni, arriva a tre (!) stagioni di distanza dalla sua prima esperienza… olimpica.

Eri attratta dall’altezza, non sapevi cosa fosse la paura“, scrive sempre nel libro la madre, Carmen Casteiner – anche lei ex tuffatrice – ricordando quando a soli due anni la figlia si arrampicò sulla ringhiera del balcone di casa rimanendo tranquilla a gustarsi il panorama delle montagne di Bolzano. Un vortice di emozioni culminato, appena 15enne, con la convocazione per le Olimpiadi di Sydney 2000. L’italiana più giovane dell’intera spedizione azzurra, con i capelli tinti di blu. Poco più di un gioco, ovviamente, ma con la finale da 3 metri mancata (18° posto) a causa di un solo errore nell’avvitamento.

Tania Cagnotto alle Olimpiadi di Sydney 2000 (foto da Ross Kinnaird/Allsport)

Sempre nel 2000, a Helsinki (Finlandia), Tania Cagnotto fa il suo esordio in un Europeo senior: è settima da 3 metri e quinta nel sincro dal trampolino. A Fukuoka (Giappone), un anno dopo, ci sono i Mondiali: sesta sempre da 3 metri, di anni ne ha appena compiuti 16. “Ripensandoci oggi, è stato uno dei risultati più sorprendenti della mia carriera“, dirà nel 2012. La prima medaglia tra le grandi arriva da 10 metri, nel 2002 a Berlino: argento dietro alla tedesca Anke Piper. Il primo oro sempre dalla piattaforma a pochi giorni dai 19 anni: è il 2004, gli Europei sono a Madrid. Tania Cagnotto è già una certezza: intanto ha vinto anche due bronzi (sincro 3 metri a Berlino 2002 con Maria Marconi e 1 metro a Madrid) ed è arrivata due volte ottava (3 e 10 metri) alle Olimpiadi di Atene 2004.

Sembra tutto pronto per la consacrazione ai Mondiali. Ma Barcellona, nel 2003, è una “delusione“: fuori da entrambe le finali. “Colpa” della fine della storia d’amore con il canadese Alexandre Despatie – tre volte iridato – che andava avanti a distanza dal 1999: “Avevo la testa altrove“. E allora bisogna aspettare il 2005, a Montréal, in Canada. Dopo altre lacrime (10° posto dalla piattaforma), l’atto conclusivo dei 3 metri è programmato per il 22 luglio: sempre lì il 22 luglio 1976 il padre Giorgio aveva vinto l’argento olimpico dal trampolino. E la gara è tutta un gioco del destino: pioggia, prima leggera poi temporale, e venti minuti di interruzione. Claudio Gregorio sulla Gazzetta dello Sport scrive: “La mezzanotte era passata da tre minuti. Tania Cagnotto era sul trampolino. Sospesa sull’acqua. Era il salto della vita. L’ultimo salto. E pioveva. Tania era quarta nella classifica provvisoria staccata di 1.95 dalla svedese Anna Lindberg, la figlia della campionessa olimpica Ulrike Knape. C’era emozione intorno alla vasca. Gli occhi azzurri di Ulrike braccavano la figlia come segugi. Quelli di Giorgio Cagnotto guardavano la figlia sul trampolino. Con la pioggia il frusciare delle preghiere“.

Il marchio di fabbrica di Tania Cagnotto, da sempre, sono le rotazioni indietro. I tuffi “indietro” e “rovesciato”, quelli che a molti fanno paura e compromettono i sogni di gloria, diventano presto il suo “cavallo di battaglia“. Un’espressione che praticamente ricorre durante ogni intervista. A Montréal, sotto la pioggia, il doppio e mezzo rovesciato è “qualcosa di favoloso“: 8.5, 8.5, 8.0, 9.0, 8.5, 9.0, 9.0. Parziale di 78.30. Totale di 591.27. E’ medaglia di bronzo dietro alle cinesi Guo Jingjing (645.54) e Wu Minxia (619.05), davanti alla sua idola, la russa Yulia Pakhalina. E’ la prima donna nella storia dei tuffi italiani a salire sul podio ai Mondiali. Ed è l’angelo custode della sua migliore amica Clizia, che per seguire la gara in televisione mentre si trova in vacanza in Egitto rinuncia ad andare in discoteca, scampando a un attentato di Al Qaeda che fa 90 morti.

(1-continua)

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: ufficio stampa Arena Ittalia/LaPresse/Fabio Ferrari

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