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MotoGP, GP Australia 2019: Marc Marquez sempre più dittatore. Timidi segnali di ripresa per Valentino Rossi

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I circuiti antiorari (o sinistroidi come si vogliano chiamare) sono sempre stati terreno di caccia per uno che le pieghe verso sinistra le adora. E così, se si pensa ad Austin, ad Aragón e soprattutto al Sachsenring, il nome di Marc Marquez non può che spiccare su tutti. Phillip Island conclude l’elenco dei tracciati in calendario con questa caratteristica e, banalmente, anche l’Australia ha sempre rappresentato una sorta di talismano per il pilota spagnolo, che nella corsa di ieri è riuscito a trionfare per la quarta volta in carriera (la terza in MotoGP). In realtà i sigilli sarebbero stati cinque se nel 2013 non fosse arrivata la squalifica per aver ritardato troppo il cambio moto in quel paradossale scenario dove la gomma Bridgestone non poteva garantire la copertura di tutta la corsa e aveva obbligato la direzione ad istituire un pitstop.

Ma Phillip Island, almeno per il momento, non è ancora il giardino di casa di Marquez perché questo è un terreno già saldamente occupato dal suo acerrimo rivale Valentino Rossi. Il pesarese della Yamaha può vantare otto successi e un numero infinito di podi (ben 17) su quello che non ha mai nascosto essere il luogo di gara preferito all’infuori dei confini nazionali. L’edizione del 2019 ci ha regalato un weekend frizzante e ricchissimo di capovolgimenti di scena, a partire dal maltempo che, prima con la pioggia e poi con il vento, ha deciso di svolgere un ruolo da protagonista durante le giornate del venerdì e del sabato. La situazione meteorologica per qualifiche e gara è migliorata ma la corsa è iniziata comunque in maniera interessante e inedita. Lo stesso Rossi è scattato in maniera eccellente ed è finito addirittura in testa , con il compagno di squadra e poleman Maverick Viñales scivolato a centro gruppo e costretto a recuperare insieme al connazionale Marquez.

Purtroppo per Valentino, i problemi con le gomme e soprattutto una Yamaha che ha faticato oltremodo sul dritto, non gli hanno permesso di restare vicino al podio virtuale occupato dal britannico Cal Crutchlow, mentre davanti i due spagnoli hanno cominciato a fare sul serio e sono scappati via insieme. Il catalano della M1 ha provato in tutti i modi a sfiancare il rivale della Honda a suon di giri veloci ma è bastato un facile sorpasso del #93 sul rettilineo del penultimo giro per distruggere le sue certezze e costringerlo a tentare l’impossibile. Il tentativo di reazione in extremis è arrivato, ma in curva 10 Viñales è entrato troppo forte e ha perso il controllo del suo mezzo, finendo nella ghiaia e regalando all’alieno Marquez una passerella finale verso l’undicesima vittoria stagionale.

Rossi non può certamente essere soddisfatto dell’ottava posizione finale ma, dopo un paio di gare davvero da dimenticare, l’Australia è servita quantomeno a riproporre il Dottore nelle posizioni che contano e che dovrebbero appartenergli più spesso. Ottima in tal proposito, oltre alla partenza, la quarta posizione in qualifica che gli ha permesso di restare coi più veloci e di riassaporare per qualche giro la battaglia d’alta classifica. Una reazione ancora insufficiente e piuttosto timida, che però può e deve essere presa dal pesarese come punto per ripartire e tornare più forte nel 2020.

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Foto: LaPresse

michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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