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MotoGP, Valentino Rossi insegue la vittoria di un GP a 41 anni: tutti i record tra MotoGP e 500

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Il 16 febbraio saranno quarantuno. Per Valentino Rossi tra pochi mesi sarà la venticinquesima volta al via del Motomondiale, una carriera infinita, ricca di battaglie, trionfi, domini e anche qualche delusione necessaria a fortificare l’animo del pilota più vincente di tutti i tempi. Ma il tassametro corre inesorabile, per tutti, e il 2020 potrebbe davvero essere l’ultimo atto del suo spettacolo.

La stagione appena conclusa è stata senza dubbio un colpo durissimo alle sue ambizioni. Il settimo posto finale nella classifica generale ma soprattutto il rendimento costantemente molto distante da quello dei giovani compagni di marca Fabio Quartararo e Maverick Viñales, rappresenta un motivo di forte preoccupazione in vista dell’imminente futuro, in quanto il contratto è ora in scadenza e solamente i risultati in pista potranno rilanciare l’interesse sia suo che di Yamaha di continuare la collaborazione. L’anno prossimo il mercato si muoverà molto presto e quindi è molto probabile che la decisione definitiva possa arrivare già entro il GP del Mugello. Quartararo è un obiettivo molto prelibato, ma per il momento il transalpino ha giustamente rifiutato una firma troppo anticipata di un accordo con Iwata, nonostante le pressioni di Lin Jarvis, quindi lo spazio c’è ancora.

Per molti versi Rossi adesso è anche meglio di quello dominante del decennio scorso. Perché a vincere sempre sono capaci tutti, a lottare contro tutto e tutti no. Il pesarese non deve più dimostrare nulla a nessuno ma continua a correre per amore delle due ruote e non vuole arrendersi né ai 10 anni senza titoli, né alle vittorie che non arrivano da due anni, né tanto meno ai giovani che incalzano. E che piaccia come pilota o meno, gli va riconosciuto ampio merito per questo.

Ora il momento è propizio però per dare anche risposte in pista. I motivi per essere ottimisti sono molteplici: i primi test della M1 2020 sono andati bene, il cambio tecnico – da Silvano Galbusera a David Muñoz – pare aver funzionato fin da subito e (forse) a Iwata ci sarà anche il ritorno clamoroso di Jorge Lorenzo come collaudatore, al posto di Jonas Folger, con la Casa con cui ha vinto tre titoli (2010, 2012 e 2015). Il maiorchino è pronto ad aiutare l’ex rivale nello sviluppo del prototipo 2020, ma ci sono ancora delle questioni sopratutto economiche da risolvere a riguardo. Tutto questo potrebbe portare Valentino a mostrare grandi progressi e ringraziare nel migliore dei modi Yamaha, Lin Jarvis e Mario Meregalli per la fiducia che continuano a riservargli.

Sì, perché la sfida è di quelle davvero difficili: essere competitivo a 40 anni nell’era attuale non è assolutamente da tutti. A questo proposito il Dottore va a caccia di una vittoria che sarebbe oltremodo storica. Il record di longevità per un vincitore di Gran Premio nella classe regina appartiene al britannico Fergus Anderson, che ha vinto in Spagna nel 1953 in categoria 500 cc a 44 anni e 237 giorni. Altri tempi, altro sport. Dall’ingresso in scena della MotoGP nel 2002 infatti il pesarese detiene già il record per il più “esperto” trionfatore, ottenuto nel suo giardino di casa ad Assen quando nel 2017 vinse il Gran Premio d’Olanda a 38 anni e 128 giorni. 

Insomma, dopo aver abbattuto quasi ogni record possibile, per Rossi è il momento di provare a dare un ultimo storico guizzo. L’impresa sarebbe notevole, ma la priorità resta quella di ritrovare competitività e divertirsi in pista, in quello che ci auguriamo tutti possa non essere un lungo farewell tour.

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michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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Foto: LaPresse

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