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Kaisa Mäkäräinen, biathlon: “Con più fiducia avrei vinto di più. Affascinata dall’Italia, Dorothea Wierer può fare il tris”

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27 vittorie, 85 podi (seconda all-time), un oro mondiale e tre sfere di cristallo generali. La finlandese Kaisa Mäkäräinen, dopo una vita dedicata al biathlon, ha deciso poche settimane fa di dire basta, chiudendo una memorabile carriera proprio tra le nevi di casa a Kontiolahti. Un ritiro un po’ amaro, vista l’assenza di pubblico, ma la 37enne nativa di Ristijärvi è certa di aver preso la decisione corretta. OA Sport la ha contattata in esclusiva per regalare un ultimo saluto ai tanti tifosi italiani, da sempre molto affezionati al talento finnico per svariate ragioni tra le quali la sua disponibilità, simpatia e naturalezza.

Kaisa, hai deciso di salutare la famiglia del biathlon dopo 15 anni ai vertici in Coppa del Mondo, diventando una delle icone della disciplina nell’ultimo decennio grazie soprattutto alle tre vittorie nella classifica generale. Eri convinta di poter raggiungere tutto questo successo quando hai cominciato a praticare questo sport da ragazza, aspettandoti di arrivare a vincere prima o poi, oppure hai affrontato ogni step della tua carriera passo dopo passo?

“Penso che nessuno sappia veramente cosa possa riservagli il futuro, nello sport come nella vita in generale. Naturalmente, in quanto atleta, quando sei giovane e motivata ti ritrovi a guardare le gare di Coppa in tv e sogni di arrivare ad essere una di loro, vincere trofei, etc…. Ma questi rimangono solamente dei sogni, il mondo reale è decisamente più complesso. Quindi, dopo tutto, penso che tutti abbiano bisogno di compiere un passo alla volta e vedere come procedono le cose, quanto riesci a migliorare anno dopo anno e così via. Il biathlon è uno sport di squadra, hai la necessità di trovare le giuste persone che ti circondino e ti aiutino con gli allenamenti e le competizioni. Alla fine per riuscire ad avere attorno un top team contano anche la fortuna e da quale paese tu provenga”. 

La tua ultima Coppa del Mondo è arrivata in maniera sorprendente, con un finale thrilling dove sei riuscita a rimontare su Anastasiya Kuzmina grazie ad un magico ultimo weekend a Tjumen, terminato con soli tre punti di vantaggio. Una dimostrazione di enorme tenuta mentale, fiducia in se stessi e forza di volontà. Pensi che quella sfera sia la più bella delle tre che hai conquistato?

“Sì, direi di sì. Tuttavia sento il bisogno di dire che personalmente non mi piace troppo comparare i miei trofei o le vittorie in generale tra di loro, in quanto tutte hanno significato qualcosa di speciale, delle sfide superate per arrivare a vincere e alla fine tutte sono state molto tirate! In ogni caso io adoro le battaglie serrate ed è per questo motivo che inseguimenti e mass start sono i miei format preferiti, puoi vedere effettivamente dove sei in pista e confrontarti con gli altri in ogni momento. Hai citato una grande forza di volontà, tenuta mentale e confidenza in se stessi. Sulle prime due sono d’accordo in quanto il duro lavoro mi ha permesso di restare sempre focalizzata nelle competizioni, ma ho sempre avuto invece una bassa fiducia in me stessa. Penso che avrei potuto raggiungere molto di più se ne avessi avuta di più. Ma va bene così, ognuno è fatto a modo suo e non possiamo diventare diversi neanche se lo vogliamo”.

Sembra che tu e la Russia abbiate un’ottima relazione sportiva perché proprio lì hai vinto anche l’oro iridato nell’inseguimento dei Mondiali 2011 a Khanty-Mansiysk. Consideri quella gara l’apice della tua carriera? E, dall’altro lato, quanto peso attribuisci al fatto di non essere mai riuscita ad avere successo nelle Olimpiadi?

“Ci sono parecchie cose in Russia e nella loro cultura delle quali non sono una fan ma ho sempre adorato gareggiare lì e raggiunto anche un sacco di ottimi risultati. In passato abbiamo avuto per tanti anni inviti per competere in Kamchatka, a Mosca e Tjumen e di questo sono molto grata alla Russia e agli organizzatori. Ho anche parecchi supporter, il che fa sempre piacere. Sono molto bramosi di sport e adorano le star sportive in maniera incredibile. Penso che sia un paese ricco di contraddizioni. In conclusione, per rispondere alla tua domanda, penso che i Mondiali 2011 siano stati grandiosi per me, non solo ho vinto due medaglie ma in generale ho disputato ottime gare, trovando lo zero sia nella sprint che nell’inseguimento e poi anche il quarto posto nella partenza in linea, molto vicina ad un’altra medaglia. Tuttavia, durante tutti questi anni penso di aver disputato complessivamente gare ancora migliori, solo che sfortunatamente non è capitato ai Mondiali. Riguardo alle Olimpiadi, naturalmente dispiace non essere riuscita a mettermi al collo delle medaglie ma ciò che mi fa ancora più male è essermi ammalata in entrambe le occasioni, a Sochi ed in Corea. I miei dottori mi avevano suggerito di non gareggiare nemmeno, in entrambe le occasioni, in quanto stavo molto male, ma lo volevo troppo. Naturalmente però non sono riuscita a dare il mio meglio in quelle condizioni. Prima di Sochi ero probabilmente nel migliore periodo di forma della mia carriera e ammalarsi alla vigilia della prima gara è stato davvero duro mentalmente. Ho saputo comunque limitare i danni con un sesto posto nella mass start e non sbagliando mai a terra durante tutta l’Olimpiade, posso solo immaginare cosa avrei potuto raggiungere se fossi rimasta in salute”.

Parliamo ora della tua emozionante ultima vittoria, nella partenza in linea di Oberhof quest’anno. Vento molto forte, tutte stavano sbagliando tantissimo e tu sei stata in grado di dominare le condizioni, il tracciato e le rivali con tre poligoni a chiudere perfetti, concedendoti anche la possibilità di festeggiare in pista durante l’ultimo giro, fino alla linea del traguardo. Quanto è stato speciale quel giorno per te?

“Haha! Quella è stata una gara davvero pazza. Al mattino quando ho visto le condizioni ero abbastanza disperata e non vedevo l’ora che quella gara finisse per poter partire alla volta di Ruhpolding. So di non essere mai stata un asso nel tiro in piedi quando il vento tira forte ma avevo sparato bene il giorno prima nella staffetta quindi sono arrivata tranquilla senza pensarci troppo. I miei genitori e i loro amici erano nell’arena a guardare la gara e mi sentivo male per loro, che dovevano stare lì sotto la pioggia e nel vento. E così non avevo alcuna aspettativa per la gara ma alla fine è andata come è andata. L’ultimo poligono ero davvero concentrata sui bersagli, il mio dito pronto a sparare non appena avessi intravisto il bersaglio nero, ma il vento era così forte che non è capitato così spesso! Non so quanto tempo ci ho messo a coprire ogni singolo bersaglio ma so quanto felice sono stata dopo ogni colpo centrato! L’ultimo giro è stato davvero incredibile, quando ho visto i miei amici, parenti e membri del team inneggiare per me sotto quel tempaccio… Dopo quella gara mi sono ammalata, per la seconda volta questo inverno e infatti la settimana successiva a Ruhpolding è stato un vero disastro. Un duro prezzo da pagare per quella vittoria!”. 

Una delle statistiche che ti relega tra le migliori di sempre in questa disciplina è naturalmente quella del numero totale di podi conquistati, 85 a sole due lunghezze dal record di Magdalena Forsberg. La vittoria di Oberhof appena citata è stata l’unica top 3 questa stagione. Avevi buttato un occhio a questo record, era qualcosa che sognavi di poter battere in questa stagione o questo tipo di cose per te non contano affatto?

“Ad essere sincera dopo la passata stagione pensavo non sarebbe stato difficile da battere, ma con il biahtlon non si sa mai cosa aspettarsi. Sono arrivata due volte quarta ad un’incollatura dal podio, purtroppo non è stato sufficiente. Tuttavia, durante la stagione non ci ho mai pensato, abbiamo avuto due carriere molto diverse e non c’è alcun motivo per me di compararle. Sono felice di quanto ho raccolto e mi va bene così”. 

Spostandoci sul discorso Italia, hai sempre avuto un grande seguito di tifosi qui e sembra anche che a tua volta tu abbia ricambiato questo amore con il nostro territorio in quanto sei venuta molto spesso ad allenarti qui, tra Antholz, Livigno, Dobbiaco, Val Martello o la Val Ridanna. Puoi indicarci cosa hai trovato di così speciale qui (se c’è qualcosa) e quanto questo paese ha significato per te nel corso della tua carriera?

“Sì, è vero che amo l’Italia. Ci sono venuta per la prima volta nel 2000 quando ero ancora al liceo. Ho visitato Genova, San Remo e Torino, rimanendo affascinata all’istante dal cibo e dalla cultura. E, inoltre, penso che avere Antholz come tappa della Coppa del Mondo sia stata un’altra grande ragione del perché mi sono innamorata del paese. Il mio coach, Jarmo Punkkinen, che mi segue sin dal 2007 ha allenato nel team italiano di sci negli anni 90’s e parla bene la lingua, raccontandomi perciò un sacco di aneddoti sull’Italia. E’ sempre pronto a raggiungermi quando vengo ad allenarmi lì! Le ragioni per le quali ho scelto l’Italia invece dell’Austria sono appunto il cibo e i posti che conosco meglio. E’ più facile muoversi attraverso paesini e strutture di allenamento che già conosci, quindi torno sempre a Antholz o nelle aree di Dobbiaco e Bormio. Sono sicura di farlo ancora in futuro, ci sono troppe cime meravigliose che non ho ancora raggiunto!”. 

Dorothea Wierer nelle ultime due stagioni è riuscita a compiere un grande passo in avanti, vincendo un paio di Coppe del mondo e tre medaglie d’oro iridate. Pensi che possa difendere questa posizione di dominio anche il prossimo inverno?

“Naturalmente, perchè no? Come ho già detto sarà un compito difficile come sempre, ma ha tutte le qualità per riuscirci”. 

Un’ultima domanda. Sei stata indubbiamente la luce guida della Finlandia del biathlon negli ultimi anni. Come ti immagini il futuro del tuo paese in questo senso, ora che hai smesso? Non parlo solo di risultati ma soprattutto in termini di popolarità e seguito della disciplina, in quanto tu sei stata una vera star che certamente mancherà a tutti.

“Sono davvero felice che il popolo finlandese si sia avvicinato molto al biathlon, guardandolo in tv, e infatti ora abbiamo molti più giovani praticanti rispetto a 10 anni fa. Sono sicura che si continuerà a guardare il biathlon allo stesso modo in futuro, non sono preoccupata. Tuttavia, questo caso coronavirus che stiamo tutti attraversando al momento potrebbe influenzare in molti modi il mondo dello sport, sia ai massimi livelli sia tra i giovani e nei club, quindi è necessario capire come le cose si presenteranno alla fine di tutto questo. In un certo senso sono felice di aver preso la decisione di ritirarmi adesso, quando sono ancora sana e ho potuto decidere in autonomia. Se questa pandemia si protrarrà a lungo, fino all’autunno, non possiamo sapere cosa ne sarà del prossimo inverno. Quindi ora aspetto pazientemente e poi vedrò come potrò aiutare il biathlon nel futuro”. 

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