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Golf
Golf, Masters Tournament 2020: Tiger Woods difende il titolo, Francesco Molinari ci riprova
It’s Masters week. Una delle frasi più celebri e attese per tutto l’anno, nel mondo del golf. Augusta (Georgia) è pronta a ospitare per l’84esima volta nella storia il più accattivante e presumibilmente prestigioso Major. L’evento, in questa occasione, sarà però certamente diverso da come lo abbiamo siamo sempre vissuto, con il drastico spostamento nel calendario che non ci permetterà di godere delle magnifiche e iconiche azalee e, soprattutto, non ci sarà il pubblico a sostenere gli atleti lungo il percorso. La cosa più importante, tuttavia, è che diciassette mesi dopo quel finale indimenticabile che ha regalato a Tiger Woods il suo fatidico quindicesimo titolo Major, dopo aver abbattuto le difese del nostro Francesco Molinari, in testa fino a una manciata di swing dal traguardo.
Madre natura sta provando a sistemare il fattore meteo in maniera autonoma, con temperature di questi giorni in Georgia che sono molto simili a quelle che tradizionalmente si trovano ad aprile, dunque la giocabilità del campo potrebbe essere in egual modo non troppo differente. La temperatura sembra essere più calda della media georgiana di novembre di quest’anno e tutte le indicazioni indicano che il campo è molto simile a come si gioca ad aprile.
Il campo dell’Augusta National fu disegnato da Jones e Alister MacKenzie e inaugurato nel gennaio nel 1933. Si tratta di un classico par 72 di 7.425 yards, con la caratteristica madre di avere dei green in erba bentgrass ondulati e davvero velocissimi. I venti vorticosi che sporadicamente raggiungono Augusta hanno reso iconiche alcune delle buche del percorso, in particolare al par 3 della dodici dove le folate possono entrare davvero in ogni direzione e cambiare rapidamente.
I fairway sono spesso stretti e soprattutto presentano diverse pendenze che rendono molto diversi i colpi d’approccio al green, in base alla zona d’atterraggio. Proprio a causa di questo la caratteristica che storicamente più paga ad Augusta è proprio l’Approach to the green, in quanto queste superfici ridotte richiedono un’estrema precisione per essere raggiunte nelle zone corrette. Naturalmente a tutto questo si aggiunge la fondamentale caratteristica del putt. Per chi non riesce ad avere un gioco corto efficace, in particolare proprio sui green, i bogey a ripetizione sono sempre dietro l’angolo e la green jacket diventa quasi immediatamente un’utopia.
I dog leg presenti ad Augusta sono complicati da gestire, con un enorme varietà di piante e alberi che fanno da guardia ad entrambi i lati dei fairway, pronti a inghiottire i tee shot errati. Il punto più affascinante del complesso resta il tradizionale e difficilissimo trittico dell’Amen Corner, che comprende l’unica zona dove l’acqua gioca un ruolo predominante: dal colpo al green della 11, passando per la sopracitata 12 e infine col par 5 della 13, una buca certamente di recupero ma che in passato ha saputo regalare colpi di incredibile bellezza e decidere interi Masters.
Il field sarà composto da 93 giocatori, che come sempre qui sono molto variegati. Tutte le stelle del PGA Tour proveranno a contendersi il titolo, con tanta attesa riguardo alla lotta per la prima posizione mondiale tra lo statunitense Dustin Johnson e lo spagnolo Jon Rahm (ma non solo) e la curiosità di quanto lungo potrà tirare dal tee Bryson DeChambeau. Il californiano ha già, di fatto, rivoluzionato la disciplina con il suo massiccio aumento di muscolatura, elemento che ha portato tanti altri big a lavorare su questo aspetto nell’ottica di tirare sempre più lungo possibile. La distanza di palla è sempre stata importante al Masters, anche per via dei quattro par 5, e in tanti si chiedono quanto potrà essere diverso l’Augusta National di quest’anno per un giocatore con queste caratteristiche. In ogni caso Bryson si presenta come indiscusso favorito numero uno.
Non va dimenticato poi Rory McIlroy. Il nordirlandese proverà per la sesta volta in carriera a completare il Grande Slam dei Major. Dopo tante stagioni in cui il campione di Hollywood si presentava ad Augusta con tutte le carte in regola per farcela, la sua condizione post interruzione ha lasciato molto a desiderare e le aspettative su di lui sono decisamente molto inferiori quest’anno. Chissà che la pressione minore non possa giocare in suo favore. Infine va citato anche Francesco Molinari, che ritorna su questo campo dopo aver sfiorato la più bella favola della sua vita e carriera. Sfortunatamente per noi italiani è difficile dimenticare quanto accadde quella storica domenica di aprile 2019, con Chicco che dopo 62 buche di eccezionale caratura si è dovuto arrendere a Tiger Woods, al pubblico, alla pressione. Ci riproverà sicuramente il torinese, apparso in buona condizione a Houston il passato weekend e pronto a tornare tra i grandi.
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Foto: shutterstock.com